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comuni-virtuosiC’è una notizia che sta passando inosservata in queste avvisaglie di autunno caldo in cui la politica nazionale insegue la solita agenda fatta di annunci, smentite, accuse. L’argomento rimosso chiamato sostenibilità ambientale (che è già di per sé una follia in vista di Expo 2015) sta diventando oggetto di attenzione, e azione, da parte di alcune città in giro per l’Italia.

Una delle ovvie critiche che è sempre stata mossa all’esperienza ormai decennale dei comuni virtuosi, è quella relativa alle dimensioni in cui si pratica il cambiamento. Facile, si è sempre pensato e detto, fare una buona raccolta differenziata dei rifiuti nei paesini ricchi del nord Italia. Semplice, tagliare la bolletta energetica nelle scuole di un comune di 3.000 abitanti. Nelle medie e grandi città ci sono ben altri problemi da affrontare, il livello di complessità nella gestione di certe partite rende tutto dannatamente più complicato, se non proprio impossibile. Ergo, il modello imposto dalle buone pratiche locali non potrà mai diventare paradigma al livello del cosiddetto “sistema Paese”.

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