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riqualificazione 2L’evoluzione di tecnologie e materiali sta annullando il divario di costi rispetto alle costruzioni tradizionali, rendendo più redditizi gli investimenti. Per questo gli analisti prevedono una crescita decisa del settore, sia in America che in Europa.

“Green buildings simply make financial sense.” Semplice e diretto Harold Turner, vicepresidente di uno dei più importanti gruppi americani di consulenza nel settore delle costruzioni, ribalta quello che fino a oggi era stato uno dei principali ostacoli alla crescita del green building: il fatto che i costi di costruzione di edifici sostenibili fossero decisamente superiori, e quindi non convenienti, rispetto a quelli tradizionali. In realtà, grazie all’evoluzione delle tecnologie e dei materiali, questo non è più vero.

Sempre secondo Turner il mercato americano sta vivendo una fase positiva per il green building, con richieste in aumento per esempio per gli Zero energy buildings, gli edifici in grado di produrre in un anno la stessa quantità di energia che consumano. Verdi, ma anche estremamente efficienti grazie alle soluzioni di design e all’uso di materiali molto avanzati, e di conseguenza in grado di ripagare gli investimenti in tempi ragionevolmente brevi. Un esempio significativo di questo fenomeno è l’iconico Empire State Building, uno dei simboli di New York. Costruito negli anni Trenta, è protagonista proprio in questo periodo di un progetto di ristrutturazione che punta all’efficientamento energetico: a lavori conclusi si calcola che si potranno risparmiare 4,4 milioni di dollari l’anno di gestione, con un taglio del 38% delle spese. Un investimento che, grazie a questi risparmi, sarà ripagato in 36 mesi e che dimostra il financial sense del green building.

Non a caso le previsioni di crescita del settore sono decisamente favorevoli. Uno studio condotto da Navigant Research, uno dei principali gruppi di ricerca e consulenza sulle tecnologie pulite, stima che il mercato mondiale dei materiali verdi per l’edilizia, che nel 2013 valeva 116 miliardi di dollari, raggiungerà i 254 miliardi nel 2020. Un mercato che, fra l’altro, vedrà l’Europa giocare da protagonista, perché circa il 50% del giro d’affari in questo settore sarà sviluppato proprio nel vecchio continente. Una stima che potrebbe anche essere superata, secondo le previsioni del Turner Group, e che i ricercatori attribuiscono a una serie di fattori concomitanti, che giocheranno comunque a favore di una crescita di questo settore. Primo fra tutti il fatto che saranno sempre più diffuse politiche più restrittive sull’inquinamento ambientale e norme che porranno come priorità l’efficienza energetica e il green design. Fra i fenomeni dei prossimi anni gli esperti di Navigant Research individuano anche lo sviluppo di un sistema più selezionato di standard e strumenti, che renderanno più misurabile e trasparente la performance ambientale, con l’effetto collaterale, ma non secondario, di fornire prove più certe e meno discutibili sugli evidenti vantaggi competitivi del green building. A questo va aggiunto il fatto che l’evoluzione tecnologica, la migliore conoscenza dei processi industriali e la possibilità di lavorare sulle economie di scala consentirà di ridurre i costi dei materiali green e quindi di ridurre il gap fra costruzioni tradizionali ed edifici sostenibili.

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