Rubrica a cura di Angelo Luigi Camillo Ciribini
L’esigenza primaria del Settore è quella di recuperare reputazione e attrattività: per questo motivo, esso deve accantonare le argomentazioni, corrette, ma
controproducenti, dell’incentivazione e della dilazione, oltre che le nostalgie e i
riferimenti agli Anni Novanta del secolo scorso e alla prima parte degli Anni Dieci
di questo secolo, per avanzare Visioni Forti e Originali, di notevole trasformazionalità.
In altre parole, esso deve profilare una Strategia Industriale Sistemica.
La sottolineatura relativa alla caratterizzazione del mercato delle costruzioni come
particolarmente legato agli interventi sul costruito, anche in considerazione della
forte limitazione del consumo di suolo, è divenuta una sorta di luogo comune.
Si può affermare ciò, anzitutto, in quanto il confronto con l’esistente appartiene
alla cultura architettonica e urbanistica italiana sin dagli Anni Cinquanta e Sessanta.
D’altra parte, i temi del Recupero e della Riqualificazione, ma anche della Gestione
dei Patrimoni Immobiliari, sono stati posti con lucidità sin dagli Anni Ottanta.
Quello che farebbe la differenza risulterebbe essere la quota di mercato assunta
in maniera preponderante da questo segmento negli ultimi anni, anche grazie alle
politiche di incentivazione fiscale.
Sta di fatto, però, che la qualità effettiva conseguita dagli interventi sul costruito
non appare pienamente convincente e, soprattutto, è stata condotta in maniera
tale da generare, o da consolidare definitivamente, una esasperata polverizzazione del tessuto committente, professionale e imprenditoriale.
Di conseguenza, allorché si passa ad affrontare la questione siffatta alla scala urbana e territoriale, occorre ipotizzare forti processi aggregativi, oltre alla definizione di alleanze tra Operatori Tradizionali del Settore, Public Utility e ICT Company.
Più in generale, la cosiddetta dimensione collaborativa tra attori e integrativa tra
fasi temporali richiede la determinazione di assetti organizzativi, appunto, e di
quadri contrattuali multilaterali, associativi, partenariali e relazionali, sostanzialmente differenti da quelli a cui si è adusi.
Sotto questo profilo, una prima, fondamentale, divisione si sta registrano tra i
soggetti professionali e imprenditoriali maggiori, ormai protesi a cimentarsi in
parte larghissima sui mercati internazionali più maturi e innovativi, e il resto del
tessuto micro e piccolo professionale e imprenditoriale, in larga misura attivo
su mercati locali e sul mercato domestico, oltre che, su mercati comunitari ed
estracomunitari minori.
Come alcuni acuti osservatori del mercato hanno rimarcato, anche all’interno delle stesse classi tipologiche e territoriali, la differenziazione si diffonde celermente.
La proletarizzazione professionale e la marginalità imprenditoriale, spesso paventate e acclamate, stanno, paradossalmente, agendo quali fattori di stasi, di congelamento di una frammentazione ormai insostenibile, cosicché il Settore inizia
ad adoperare le terminologie e le categorie del futuro avendo ben radicato, nella
propria mentalità e nel proprio immaginario, il passato.
Per questa ragione, espressioni come Ciclo di Vita o Rigenerazione Urbana, rischiano di restare locuzioni puramente evocative.
Valicando il confine tra i microconflitti ordinistici e associativi, serve, perciò, che
Domanda e Offerta sviluppino separatamente un proprio piano programmatico di
cambiamento, per, poi, ritrovarsi in un confronto unitario.
A essere sinceri, la riforma delle amministrazioni pubbliche ha già permesso l’avvio di un simile processo per la Domanda, processo che, naturalmente, incontra
molte resistenze in termini di economie di scala, di scopo e, in particolar modo,
di conoscenza.
Non altrettanto si può dire per l’Offerta.
Il ruolo dell’Accademia e delle Istituzioni Scientifiche può essere, in questo caso, quello di proporre le linee evolutive di discussione e di fungere da facilitatori delle dinamiche trasformative.
Estratto da : Elementi per la riconfigurazione del settore delle costruzioni: ISTEA