Rubrica a cura di Angelo Luigi Camillo Ciribini
Iniziano a comparire in Italia alcune stazioni appaltanti pubbliche che intendono includere la Gestione e la Modellazione Informativa nelle procedure competitive che le medesime avviano (Agenzia del Demanio, Comune di Melzo, Università degli Studi di Roma La Sapienza, ecc.): anche in virtù delle disposizioni prospettiche contenute nel D.Lgs. 50/2016.
Non sapremmo, in questa sede, quali di queste Committenze definire Active o Passive BIM Client: in ogni caso, queste Amministrazioni Pubbliche (Centrali o Locali) seguono una strada abbondantemente già percorsa a livello comunitario, come dimostra la composizione dello EU BIM Task Group presso la Commissione a Bruxelles, di cui il maggior rappresentante nazionale è il Provveditorato alle Opere Pubbliche della Lombardia e dell’Emilia-Romagna.
Esistono, peraltro, numerose Committenze Private Europee che adottano con successo le stesse metodologie, tra le quali spiccano gli Sviluppatori Immobiliari.
Che cosa significa, però, comportarsi da Committenza Pubblica BIM Aware e quali sono gli orizzonti della ricerca in questo ambito?
Tentiamo, per prima cosa, di sottolineare come la figura ideale della Domanda, Pubblica o Privata che sia, corrisponda a quella del Client and Owner, di una funzione committente che è interessata alla Gestione nel Ciclo di Vita dell’Opera che promuove, e non principalmente alla sua sola Realizzazione: il che vuol dire che occorra correlare gli appalti pubblici di servizi di progettazione, di esecuzione e di erogazione di servizi di gestione oppure che ci si trovi, per essere grossolani e per non evocare impropriamente il Partenariato Pubblico Privato, nell’ambito del contratto di disponibilità o di concessione.
Tale Domanda, però, in ultima analisi, è committente sia del Cespite Tangibile sia del Corredo Informativo che ne caratterizza, dopo l’Esecuzione, la Gestione: eventualmente in un tempo contrattualmente definito.
Possiamo, allora, anzitutto, definire tale Committente, che sarà a breve supportato metodologicamente e proceduralmente dalle norme ISO 19650-1 e 19650-2, oltre che dalle norme UNI 11337-1, UNI 11337-5, UNI 11337-6, come un soggetto che acquista Dati strutturati in Informazioni, che siano leggibili computazionalmente, che siano, quindi, digitalizzabili.
La logica che sottende a questo intento deriva dal valore che un corredo informativo esaustivo e aggiornato apporta al Cespite Immobiliare o Infrastrutturale realizzato, ma presuppone anche, nel caso dei Beni Esistenti, che il Committente/Proprietario/Gestore sia dall’inizio già detentore di questo Asset Information Model.
Il fatto è, però, che per fare ciò occorre, per prima cosa, saper produrre e organizzare i Dati originarî di commessa all’interno della redazione del Documento di Indirizzo Preliminare, già, in precedenza, denominato Documento Preliminare alla Progettazione, al fine di fare sì che essi siano sviluppati, anzitutto, nel corso della Progettazione di Fattibilità Tecnico Economica.
Naturalmente, in una grande proporzione dei casi di intervento riscontrabili nel Nostro Paese, questa attività, che si concreta nel cosiddetto Capitolato Informativo (traduzione non letterale di Employer’s Information Requirements o di Contracted Party’s Information Requirements), si gioca sulla allocazione dei rischi, delle responsabilità e degli oneri indotti dall’Analisi del Costruito tra le (Contro-)Parti in causa.
Se, infatti, lo sforzo del legislatore sembra essere attualmente quello di anticipare nel Progetto di Fattibilità Tecnico Economica alcuni contenuti tradizionalmente associati e allocati al Progetto Definitivo, esso, per dimostrarsi efficace, non può prescindere da un ulteriore atto anticipatorio del Committente/Gestore che dovrebbe essere già in possesso di una adeguata Anagrafe Immobiliare o Infrastrutturale che diremmo BIM-Based.
Come che sia, tuttavia, il compito del Committente è chiaramente quello di descrivere il quadro esigenziale in maniera computazionale, dimostrando una piena padronanza dei contenuti dell’Opera che si commissiona.
Già questa considerazione mette in luce il grado assai elevato di professionalità e di competenza richiesto a Strutture Committenti che non potranno, di conseguenza, come sta già ora accadendo indipendentemente da ciò, che essere Centrali di Committenza o Soggetti Aggregatori, fatte salve le inevitabili e lodevoli eccezioni.
Se questa necessità pone, di per se stessa, in crisi un tessuto committente polverizzato che inizia ormai, ex lege, a scomparire, le frontiere della ricerca più innovativa mostrano come alla Manutenzione (o, in maniera più estesa al Facility Management) si affianchi l’Operazionalità, vale a dire, una nozione di «funzionamento» del Cespite Immobiliare o Infrastrutturale maggiormente collegata ai Servizi e alle Attività a esso riferite: da cui le accezioni di Edificio Connesso/Cognitivo o di Infrastruttura Connessa/Cognitiva.
Saremmo, in questa occasione, in presenza di una Committenza Evoluta, di cui, peraltro, si stenta ancora a trovare traccia nei mercati internazionali, ma che presenta qualche grado di parentela con la Disponibilità, così come definita nel relativo contratto di.
È evidente, comunque, come semplicemente una Struttura di Committenza mossa dalla Gestione Informativa (Data-Driven) costringerebbe il tessuto professionale e quello imprenditoriale a processi legati all’Aggregazione Dimensionale e all’Economia di Conoscenza, mutando, o stravolgendo, la attuale frammentazione dell’Offerta, simmetrica e speculare alla atomizzazione della Domanda.
A questo proposito, è significativo osservare come ancora siano scarse le risposte in tale direzione da parte della Offerta Privata rispetto alle dinamiche avviate nella Domanda Pubblica, per quanto esse possano avvertirsi quali subìte, più che desiderate, dagli attori coinvolti.
La ragione per cui nascono, come tratto distintivo britannico, i cosiddetti, inizialmente, Client’s Information Requirements, si pensi alla Prigione Minorile di Cookham Wood, va attribuita, è utile ricordarlo, a una ambizione specifica: digitalizzare l’intera Catena di Fornitura (dalla Progettazione alla Gestione), attraverso una serie di richieste informative originarie del Committente destinate a disseminarsi, bidirezionalmente, lungo, appunto, i Livelli di Sub Fornitura e di Sub Appalto.
La ragione che spinge alcuni operatori, in primis Mervyn Richards, a proporre ciò è, in definitiva, legata a un interrogativo cruciale, inerente al grado di affidabilità dell’offerta dell’Aggiudicatario di un Appalto o di una Concessione, da intendersi in senso diretto come indiretto, vale a dire, con riferimento a Catene e a Filiere di Fornitura raramente rese note nella loro completezza in sede, appunto, di gara o, almeno, di stipulazione del contratto.
Non dimentichiamo, peraltro, come uno dei punti più controversi della legislazione vigente stia nella prefigurazione di rose di potenziali Fornitori in sede di offerta, in quanto ciò irrigidirebbe i processi negoziali di interpello nella compagine offerente, diminuendone l’efficacia.
L’intenzione, dunque, è quella, nell’ambito di formule contrattuali sempre più lontane dal Design-Bid-Build (la nostra Sola Esecuzione) e sempre più vicine al Design-Build (il nostro Appalto Integrato), nonché al Design-Build-Operate (senza o con Transfer), di assicurarsi nell’ambito del patto negoziale che le promesse, le buone intenzioni, espresse dall’Appaltatore o dal Concessionario, in sede di gara, non si infrangano in un circolo vizioso tra cattivi flussi informativi e ancor peggiori flussi decisionali.
In questo orizzonte, accanto al Capitolato Informativo, figura idealmente l’Ambiente di Condivisione dei Dati, altrimenti noto quale Common Data Environment.
Esso, evidentemente, è inteso quale piattaforma, o meglio, insieme di applicativi informativi interoperabili, ma, in termini innovativi, si può immaginare un ecosistema digitale in cui tutti i Dati in esso presenti siano effettivamente «leggibili», cioè computabili.
Se, infatti, nella versione convenzionale i flussi informativi si traducono in Dati che scorrono secondo quanto previsto in Capitolati Informativi e in Piani di Gestione Informativa, essi non risultano appieno digitalizzati, poiché, a ogni buon conto, il Documento, sia pure dematerializzato, rimane il contenitore per eccellenza delle Informazioni.
Eppure, come indicano i cosiddetti Livelli di Definizione, i Dati, geometrico-dimensionali e alfa-numerici, strutturabili in Informazioni, una volta affrancati dai Documenti si aggregano nell’ecosistema digitale liberamente, cioè in un modo facilmente elaborabile dai dispositivi informatici, ma poco familiare agli Operatori del Settore.
In altre parole, in una transazione digitalizzata, i Dati sono computabili, sono elaborabili in maniera numericamente performante, ma restano pur sempre legati ai Documenti (e alla simmetria progressiva che, ad esempio, è insita nei contenuti informativi dei tre Livelli di Progettazione).
In una transazione digitale, al contrario, essi interessano forme di Intelligence che, tutto sommato, fanno sì che le Informazioni, ad esempio, progettuali, oltre a riguardare ovviamente l’Opera da concepire, restituiscano gli stati collaborativi o conflittuali potenzialmente identificabili in sede di valutazione delle offerte ed effettivamente riscontrabili nel corso dell’esecuzione del contratto.
In altri termini, mentre l’obiettivo di un processo di offerta e di aggiudicazione digitalizzato consiste nell’efficientare e nel legittimare la valutazione dei fattori qualitativi, contenuti nell’offerta tecnica, i cui esiti spesso sfuggono parzialmente alle commissioni giudicatrici, quello di un processo digitale dovrebbe risiedere nel «mettere in gioco», grazie alle tecniche di simulazione, le capacità relazionali, collaborative, dei soggetti indicati dal Concorrente principale.
Nel primo caso, infatti, sulla scorta di un Modello Informativo che riflette un Progetto di Fattibilità Tecnico Economica o un Progetto Esecutivo, rispettivamente per la Progettazione o per l’Esecuzione, la stazione appaltante identifica alcuni temi su cui competere digitalmente e giudica comparativamente e computazionalmente gli esiti delle offerte presentate.
Si tratta evidentemente della forma più avanzata oggi ipotizzabile, che prevede pure il coinvolgimento dei Sub Fornitori e dei Subappaltatori, ma che necessariamente si esplica in forma «statica», poiché alla predisposizione delle offerte segue sequenzialmente la loro valutazione, con modeste, tramite audizioni, o nulle interazioni tra i proponenti e i giudicanti.
Nel secondo caso, a oggi solo immaginato, il Modello Informativo posto a base di gara costituisce il pre-testo per cui «dinamicamente» Catene di Fornitura intere competano, reagendo, nell’ambito della Gamification, alle sollecitazioni della stazione appaltante o dell’amministrazione concedente.
Si tratta di una forma di anticipazione, simulata, delle dinamiche, appunto, dell’esecuzione del contratto all’interno della fase di aggiudicazione.
Naturalmente lo scopo ultimo di questo approccio comportamentale, sta nel garantire una migliore continuità decisionale della Struttura di Committenza tra la fine della fase di aggiudicazione dell’appalto e l’inizio di quella di esecuzione del contratto, in cui spesso gli attori della Domanda cambiano e la memoria delle soluzioni premiali si attenua.
Una volta il contratto posto in esecuzione, la Committenza potrà esercitare una vera e propria attività di Business Intelligence nei confronti dell’Appaltatore o del Concessionario.
Ma, come si vede, siamo ben oltre la Transizione tra Analogico e Digitalizzato, in cui occorrerebbe anche chiedersi chi possa farsi Agenzia che metta in relazione Domanda Pubblica e Offerta Privata nel contesto della simulazione comportamentale o dello stress test: colui che gestisce l’ecosistema Digitale?