Rubrica a cura di Angelo Luigi Camillo Ciribini
Accade spesso che mi sia domandato, da altri interlocutori, preliminarmente a una discussione, di offrire una definizione di BIM, Building Information Modeling, ma anche Building Information Model: una entità, appunto, indefinita che alcuni desidererebbero poter comprendere e «acquistare».
Da qui e da cui deriva una certa insoddisfazione per la indeterminazione della questione.
In buona sostanza, in prima approssimazione, si può affermare che un insieme, piuttosto ampio ed eterogeneo, di applicativi informatici consente di creare una Simulazione del Territorio e dei Manufatti che in esso insistono, o che sono stati ideati per insistervi, basato sulla Digitalizzazione delle Informazioni, vale a dire sul rendere i Dati, Computabili, Strutturati in Informazioni.
Tali Dati, che sono sia di natura geometrica (bidimensionale e tridimensionale) sia di natura alfanumerica, sono relazionati tra loro in maniera sistemica, così da assicurare una intima e rigorosa coerenza tra di essi, oltre a essere ormai sempre contestualizzati all’interno di un Sistema Informativo Geografico, fondamentale per ricondurre il singolo Cespite a una dimensione urbana e territoriale.
Ciò implica, però, in primo luogo, che i Dati medesimi siano validati, in quanto essi, una volta immessi nell’Ambiente Digitalizzato, possono essere utilizzati computazionalmente per fini disparati.
Questa considerazione iniziale confligge col fatto che, molto spesso, nell’ambito analogico tradizionale, la definizione del Dato avviene in maniera approssimativa ed equivocabile, poiché non «leggibile dalla macchina».
In secondo luogo, poiché ciò che si simula non può agire esattamente come il Doppio Digitale dell’Originale Analogico in senso esattamente «oggettivo», il Modello Informativo di cui si parla deve essere orientato, deve cioè essere funzionale agli obiettivi che gli Autori del Modello stesso si prefiggono e che devono, perciò, essere dichiarati anticipatamente, così come devono essere esplicitati i Dati che, per quanto trasferibili su supporto digitale, non possono dirsi effettivamente computabili.
Il Modello Informativo, quand’anche intendesse includere e simulare, mai si potrebbe dire «rappresentare», il più possibile l’approssimazione del «reale», restituirebbe una serie di Entità, al contempo determinate geometricamente e alfanumericamente, relazionate tra loro oggettualmente che, tuttavia, in realtà, configurano Sub Sistemi frutto di logiche disciplinari differenti e non sempre dialoganti.
Questa è la ragione per la quale il coordinamento tra più Sotto Modelli Informativi diversi, che siano la Struttura e l’Impianto di Climatizzazione o l’Armamento e la Segnaletica, costituisce, di fatto, una delicata operazione di Integrazione di Discipline, di Saperi, di Logiche disomogenee.
L’attesa ulteriore è, peraltro, quella di fare sì che i Dati computabili nella Modellazione Informativa siano perfettamente interoperabili pure negli Ambienti di Calcolo, con un conseguente incremento di responsabilizzazione solidale per l’Originatore di Dati.
L’accento riposto sulla natura strumentale della Gestione Informativa, di per se medesima, poco potrebbe significare al di fuori della constatazione di un processo incrementale di innovazione tecnologica.
Al contrario, il fluire senza ostacoli (almeno nella ipotesi finale) dei Dati influisce e, potenzialmente, rafforza le Modalità di Gestione dei Processi, cioè del Programme & Project Management.
Tale constatazione dimostra come, mentre i Prodotti e le relative Competenze di Uso possano essere facilmente acquisibili, acquistabili, anche se un Ecosistema Digitale Complesso risulta essere particolarmente oneroso, non altrettanto lo sia il Governo, Digitalizzato, dei Processi, che presuppone, invero, una profonda riorganizzazione delle Strutture coinvolte.
In altre parole, il salto di livello concettuale dai Prodotti, dagli Strumenti, alle condizioni culturali e operative in cui essi possano rendere massimamente, ai Processi, conduce a un piano di riconfigurazione strutturale delle Organizzazioni Coinvolte, sia sul versante della Domanda sia su quello dell’Offerta.
Gli stessi Strumenti, nella loro intrinseca costituzione, inducono, comunque, a enfatizzare la nozione di Condivisione delle Informazioni e delle Decisioni, ben più evidente nei Metodi.
L’effetto congiunto dei Metodi e degli Strumenti, in materia di innovazione tecnologica, tende, del resto, a con-fondere le Entità e i relativi Saperi, costringendo a un particolare sforzo in termini di definizione dei quadri contrattuali, dalla Allocazione delle Responsabilità alla Tutela delle Proprietà Individuali.
Collaborazione, Condivisione, Coordinamento, Integrazione sono, in effetti, locuzioni che implicano una propensione ai Processi Aggregativi e una attitudine alle Interazioni Dialogiche che appaiono, invece, estranee alla mentalità e alla prassi radicata degli Operatori.
In pratica, l’espressione «adottare i Metodi e gli Strumenti del BIM» richiede, prima di tutto, una Configurazione Computazionale delle Richieste (Informative e Decisionali) da parte della Domanda (Pubblica o Privata) – in gergo racchiusa nel cosiddetto Capitolato Informativo (nella versione originale anglosassone, però, alla corrispondente locuzione andrebbero aggiunto le Plain Language Question) – raramente praticabile dalle Strutture di Committenza, per come queste ultime sono conosciute attualmente.
Ciò dovrebbe preferibilmente avvenire entro un Piano di Gestione della Commessa e un Documento di Indirizzo Preliminare.
A questo passaggio, di Interrogazione, fa seguito la corresponsione di Repliche, che vanno sotto la denominazione di Offerta e di Piano di Gestione Informativa.
Il punto critico è, tuttavia, dato dall’esigenza di coinvolgere direttamente e attivamente tutti i Soggetti implicati, a diverso livello e titolo, nelle Catene di Fornitura di Progettazione e di Realizzazione.
Anche questo elemento pone non poche difficoltà, poiché impone un approccio, da parte dei Fornitori di Primo Livello, improntato al Lean Management, vale a dire di forte coinvolgimento, motivazione e corresponsabilizzazione dei Sub Fornitori: l’antitesi di quanto avviene abitualmente.
Naturalmente, la Configurazione Digitale di un Manufatto, più o meno complesso, può permettere che le sue parti possano essere realizzate con la Digital Fabrication o con l’Additive Manufacturing oppure che le sequenze produttive e costruttive siano visualizzate e simulate.
Già da queste considerazioni si può ben intuire quanto remota sia l’origine strumentale del nostro ragionamento: per il quale, in apparenza, si trattava di acquisire dei software e degli hardware.
La Transizione vera e propria è resa ancor maggiormente problematica dalla centralità che si attribuisce solitamente ai Processi e alle Fasi di Progettazione e di Realizzazione: la natura simulativa del BIM, che attiene sia alle Prestazioni degli Edifici e delle Infrastrutture sia ai Comportamenti degli Utenti, dimostra, invece, che la focalizzazione si dislochi non tanto sulla Manutenzione dei Cespiti quanto sulle cosiddette Operations, un concetto che racchiude, come Disponibilità od Operabilità, la nozione di Erogazione dei Servizi legati ai Beni Immobiliari.
Sotto questo profilo, proprio la possibilità di simulare Prestazioni e Comportamenti assimila un Bene che è Tangibile, oltre che Immobile, per definizione, a una Entità che è Immateriale, dunque, autenticamente Digitale.
In più, proprio la Digitalizzazione del Progetto ne consente agli Utenti Prospettici non solo una visualizzazione passiva, bensì anche la simulazione attiva in Ambienti Immersivi.
Tutto questo evidentemente, purtuttavia, confligge con un approccio radicato che, per quanto inerente al Ciclo di Vita, pone al centro i Manufatti nella loro Oggettualità, non certo i Servizi attinenti a essi.
Il passaggio cruciale, però, è insito nella constatazione che, se del Bene Immobiliare Analogico si può disporre del suo Doppio Digitale, esso sia costantemente, «in tempo reale», aggiornabile tramite una sensoristica posta sul Manufatto Tangibile che generi Moli Ingenti di Dati: ma anche che le sensazioni che gli Occupanti possono esprimere o gli spazi che occupano siano tradotti e veicolati come Dati Computabili grazie ad apposite App o ad altri Dispositivi.
Qui, allora, il Bene Immobiliare o Infrastrutturale, diviene Connesso a qualsiasi altra Entità Fissa o Mobile e innesca la possibilità che, con l’ausilio di Motori di Intelligenza Artificiale, i Gestori, verrebbe da dire gli «Operatori», dei Cespiti Cognitivi conoscano individualmente, dinamicamente, evolutivamente, sartorialmente, stati e bisogni degli Utenti.
Di ciò è icona il forno che genera la lista della spesa, in funzione delle scorte giacenti in frigorifero e del programma sociale della famiglia, la immette in un circuito di commercio elettronico, e così via: quelli che sono definiti Living Services within the Industry of the Built Environment.
Che cosa è il BIM? Come si compera il BIM? Ardua questione, vasto programma…