di Annalisa Ferrazzi

recuperoOggi sono stata presso l’Habitat Lab di Corsico, ospite del Partner Saint Gobain per parlare a professionisti, architetti ed esperti edili di quanto vale saper “fare due conti” per trarre guadagno da interventi in partenza ritenuti troppo costosi.

Il bello dell’integrazione e il valore aggiunto di un professionista che ne conosca la valenza sta proprio qui: avere la capacità di unire fattori diversi, intesi sia come interventi complementari che si completano in un puzzle sistemico, sia come elementi di differente natura come appunto la tecnologia e la finanza, con l’unico fine di creare efficienza.

Efficienza tecnologica appunto, ma anche economica. Preso un condominio come caso studio in condizioni mediamente buone, in considerazione dell’età (del 1962), ma con problematiche riassumibili in questi punti:

– infiltrazioni e distacchi di intonaco localizzati

– serramenti datati e con scarse prestazioni

– caldaia a fine vita (rendimento in calo evidente)

– assenza di sistemi di regolazione e contabilizzazione del riscaldamento

e che necessita dunque almeno di un “ritocco” preventivato attorno ai 154 mila euro, quello che andremo a dimostrare sarà che, alla fine, converrà accorpare più lavori e utilizzare Credito Condominio per garantire il recupero totale e meno impattante dell’investimento.

intervento-integrato

Se infatti eseguissimo solo l’operazione apparentemente più economica quella che simpaticamente potremmo chiamare di “rattoppo” di un edificio, i proprietari di quello stabile recupererebbero il valore del lavoro ben oltre dopo 15 anni.

Il primo scenario considera infatti interventi comunque necessari per riparare danni, sostituire apparecchiature obsolete e/o rispondere a nuove normative e porta al condominio un risparmio annuo veramente irrisorio (3.500 euro) a fronte come abbiamo visto di una spesa sicuramente non ingente ma comunque significativa e obbligata.

La prima proposta alternativa riguarda invece l’inserimento del cappotto esterno, la sostituzione della caldaia e degli apparecchi di illuminazione delle parti comuni che comporta un investimento di € 242.000 recuperabile con finanziamento e incentivi fiscali vigenti del 65% (probabilmente riconducibili al 70% con la nuova legge di stabilità, se gli interventi avranno un’incidenza superiore al 25% della superficie disperdente lorda dell’intero edificio) dopo 10 anni e mezzo.

L’aspetto che più dovrebbe far riflettere è però il fatto che, se aggiungiamo altri interventi come la sostituzione dei serramenti e il raggiungimento del comfort termo-acustico e della classe B, la spesa affrontata supererebbe i 400 k euro ma il break even (rientro dell’investimento) grazie al risparmio ottenuto avverrebbe ad inizio dell’11° anno con valori poi di guadagno chiaramente superiori.

Trattandosi poi di un’operazione che andrebbe ad incidere sul miglioramento della prestazione energetica invernale ed estiva, il bonus previsto dalla finanziaria 2017 arriverebbe addirittura al 75%.

La conclusione a cui possiamo arrivare dopo questa breve panoramica di opzioni a disposizione, è che il problema non è legato alla mancanza di tecnologie – oggi possiamo fare praticamente tutto in uno stabile – e non è nemmeno legato alla mancanza di risorse finanziarie per farlo. Ciò che ancora spesso manca è l’integrazione delle due realtà e la consapevolezza dei proprietari condòmini che questa integrazione può esistere.