Rigenerazione urbana, è la parola-chiave di questi anni per chi si occupa di urbanistica e sviluppo del territorio.
Al di là delle mode che come sempre spingono all’abuso di termini e concetti, con rigenerazione urbana si allude al mutato contesto con cui si trovano a dover fare i conti gli operatori (pubblici e privati) del settore dello sviluppo urbano e immobiliare, a partire dal fatto che:
– gli irrinunciabili obiettivi di contenimento del CONSUMO DI SUOLO rendono necessario dare massima priorità al RIUTILIZZO DEL PATRIMONIO DISMESSO attivando nuove prospettive e nuovi modelli funzionali;
– sono sempre più SCARSE LE RISORSE PUBBLICHE destinate allo sviluppo territoriale per cui diviene necessario promuovere modalità di COINVOLGIMENTO E DI COLLABORAZIONE TRA DIVERSI PORTATORI DI INTERESSE;
-nuove DOMANDE SOCIALI E NUOVI STILI DI VITA chiedono spazi nella città e stimolano L’INNOVAZIONE DELLE POLITICHE E DEI SERVIZI da cui dipende la qualità urbana e la sua capacità competitiva.
Come conseguenza di ciò, oggi non ci si può fermare più al solo recupero architettonico delle strutture, ma diviene necessario “progettare” accuratamente anche il loro contenuto funzionale, verificando preventivamente le condizioni di sostenibilità e fattibilità dei modelli gestionali ipotizzati. La domanda di questo tipo di progettazione proviene da parte
– sia delle Amministrazioni Pubbliche preoccupate che gli spazi per i servizi (standard) rimangano vuoti e degradati,
– sia dei privati che, di fronte all’esaurimento della capacità attrattiva di modelli di sviluppo urbano anonimi e ripetitivi, cominciano a riconoscere nella qualificazione sul piano dei contenuti e delle forme gestionali del progetto un possibile strumento di convenienza
La sostenibilità delle trasformazioni dunque è un concetto che va reinterpretato in chiave più ampia rispetto alla sola compatibilità ambientale, includendo per cominciare anche gli aspetti sociali ed economici delle trasformazioni. In particolare diviene strategico occuparsi di individuare il comune obiettivo dei diversi attori e di individuare il modo migliore di coniugare sostenibilità edilizia e procedure di partenariato pubblico-privato. E’ una strategia indispensabile per ridare vigore al settore e forse anche un modo per aiutare l’Italia ad uscire al più presto da questa lunga crisi.
Su questo tema intervistiamo Paolo Cottino, Direttore Tecnico e Amministratore delegato KCity (www.kcity.it), studio multidisciplinare specializzato in progetti integrati di rigenerazione urbana. Lo studio è stato concepito 5 anni fa sulla scorta degli esempi europei di riferimento di agenzie di sviluppo urbano che affrontano in chiave multidisciplinare il progetto urbano, integrando le competenze tradizionali degli architetti e degli ingegneri con altre competenze legate alla analisi urbanistica, sociale ed economica, alla progettazione strategica, al disegno dei processi e alla definizione dei modelli di governance delle trasformazioni.
Paolo Cottino, urbanista, dottore di ricerca (PhD) in Pianificazione e Politiche Pubbliche del territorio, dal 2006 insegna presso il Corso di laurea in Urbanistica del Politecnico di Milano, e ha condotto numerose ricerche, pubblicato articoli e monografie nel settore. Insieme ai suoi soci ha fondato questo studio proprio con l’obiettivo di valorizzare le esperienze e i saperi maturati in contesto scientifico e accademico, impiegandoli in chiave “operativa e strategica” all’interno dei reali processi di pianificazione e a supporto delle iniziative di trasformazione degli spazi urbani promosse dai diversi attori.
E’ attualmente responsabile di una serie di incarichi finalizzati a studiare le condizioni di fattibilità per iniziative di rigenerazione particolarmente attente agli aspetti di innovazione e qualità sociale e al raccordo tra le previsioni della pianificazione urbanistica e territoriale locale e i sistemi di interesse degli attori coinvolti.
Paolo di cosa si occupa KCity?
Costruiamo i contenuti strategici per partnership tra i “portatori di interesse” che possono condividere sfide e cooperare a partire dai rispettivi obiettivi e dalla condivisione delle risorse limitate di cui dispongono: in particolare enti pubblici locali che devono soddisfare nuove domande legate alla città pubblica possono mettere in gioco aree e immobili da riutilizzare; i privati che hanno risorse da investire a condizione di poter vedere soddisfatti almeno in parte i loro obiettivi di business e, infine, il terzo settore che ha competenze gestionali da riconvertire in relazione ai nuovi campi di bisogno espressi dalla società.
KCity interviene a supporto di questi attori, offrendo tutte le competenze multidisciplinari che servono per la ricerca delle condizioni di compenetrazione tra i rispettivi interessi e le opportunità di sviluppo (quali bandi di finanziamento, incentivi connessi a piani territoriali, et…): a tal fine lavora all’ inquadramento strategico del territorio, cura il raccordo con gli strumenti di pianificazione urbanistica e territoriale e svolge tutte le analisi di fattibilità (organizzativa, finanziaria, ..) e sostenibilità (sociale, politica, economica, …) di tali iniziative.
KCity offre affiancamento tecnico e consulenza strategica per progetti a diverse scale, dal riuso del singolo edificio dismesso, alla riqualificazione di aree degradate, fino alla trasformazione e valorizzazione di interi quartieri: “Ci occupiamo di valutare le potenzialità degli spazi in relazione al contesto in cui si inseriscono e alla possibilità che offrono di ospitare nuove funzioni capaci di rispondere ad esigenze e obiettivi molteplici: abbiamo sviluppato la capacità di vedere i vuoti urbani non per “come sono”, ma “come potrebbero essere”.
Si tratta di una competenza, la nostra, che in altri paesi del mondo è ampiamente utilizzata e promossa, mentre in Italia siamo solo all’inizio: tuttavia l’esperienza di questi anni ci dimostra che il nostro contributo aumenta la qualità dei progetti e, con essa, la probabilità che questi si realizzino veramente e non rimangano “solo sulla carta”. E i primi a riconoscerlo e a beneficiare del nostro supporto sono proprio gli studi di architettura che hanno ritenuto utile e strategico lavorare con noi, per fronteggiare la crisi del settore rilanciando un nuovo modello di business, che vuol dire un modo diverso di fare progettazione, più adeguato alle esigenze contemporanee.
Ci fai qualche esempio di progetti che state seguendo in questo momento?
Ad Abbiategrasso abbiamo supportato il Comune ad impostare un percorso di pianificazione strategica ispirato alle logiche della rigenerazione urbana (nuove vocazioni funzionali, valorizzazione dei potenziali locali, riuso delle aree dismesse, coinvolgimento della cittadinanza e promozione di partnership strategiche con gli attori del territorio) che servirà ad orientare la Variante del PGT.
A Milano stiamo costruendo le condizioni di fattibilità della scelta operata dalla nuova Amministrazione di promuovere l’housing sociale attraverso il coinvolgimento dei privati, all’interno di una iniziativa pilota in un area collocata al confine tra i margini della città di Milano e la campagna agricola: la proposta è quella di integrare la componente residenziale (costruita secondo il mix previsto tra locazione e vendita convenzionata) con una serie di servizi che valorizzino le specificità del contesto periferico in cui l’area si inserisce e individuando i dispostivi urbanistici a partire dai quali rendere sinergici gli obiettivi pubblici e privati in gioco.
Sempre sul tema dell’ housing sociale, su cui lavoriamo da anni (la nostra incubazione è avvenuta all’interno del progetto del Villaggio Barona, best practice milanese rispetto alla progettazione del riuso di un’area dismessa con una iniziativa integrata residenza + servizi) e abbiamo maturato esperienze di advisory per la costituzione di fondi e la nascita di soggetti dedicati (ad es. siamo consulenti strategici della Fondazione Casa Amica nella bergamasca) oltre al supporto ad alcune realizzazioni concrete (il progetto Casa Integra), oggi siamo tra i soggetti incaricati da Fondazione Cariplo di valutare i circa 160 progetti realizzati negli ultimi 15 anni attraverso i bandi “Diffondere e potenziare l’abitare sociale temporaneo”.
Stiamo seguendo l’attuazione di diversi programmi integrati di valorizzazione del territorio che si fondano sull’impiego della cultura come leva per lo sviluppo: in particolare abbiamo fin dall’inizio seguito il progetto di rifunzionalizzazione della storica Villa Tittoni di Desio, accompagnando il Comune e un importante Consorzio di Imprese Sociali ad aggiudicarsi un cofinanziamento di circa 1 milione di euro da parte della Fondazione Cariplo per un programma triennale di attività culturali studiate con attenzione alle potenzialità del territorio. Oggi, mentre questo intervento è al primo anno di attuazione, siamo incaricati della valutazione strategica del suo andamento. Stesso discorso per il progetto che insiste sull’area del Carroponte di Sesto San Giovanni, a valere sul medesimo bando di finanziamento della Fondazione.
Si tratta di progetti che ci hanno visto, in tutti i casi, lavorare in stretta collaborazione con gli architetti progettisti: in alcuni casi si tratta di studi con cui collaboriamo da anni dentro e fuori all‘università che ci siamo occupati di proporre al nostro committente quali partner per le parti del progetto che chiedevano competenze di progettazione tecnica; viceversa in altri casi si tratta di studi che non conoscevamo prima e che ci hanno contattato a partire dall’esigenza che hanno riscontrato sul campo di completare e integrare il loro lavoro con competenze di altro tipo, ritenute necessarie per la riuscita delle operazioni o la risoluzione di nodi progettuali legati alle funzioni, agli aspetti urbanistici o agli equilibri economico-finanziari, e che pertanto sono stati il tramite della nostra relazione con il cliente.
Ci sono poi anche casi, come quello del programma di rivitalizzazione della borgata di Cadarese nel Comune di Premia (VB), la gestione della relazione tra Amministrazione Pubblica e architetti progettisti è parte dell’oggetto del nostro lavoro. In quel caso siamo stati coinvolti dall’Amministrazione per la progettazione e la gestione di un programma complesso di iniziative con cui intercettare un importante finanziamento regionale finalizzato a riattivare gli spazi del borgo per attirare nuovi abitanti e attivare nuove iniziative imprenditoriali. La fattibilità dell’idea originaria proposta dal Comune, di riattivare il borgo abbandonato trasformandolo in un “borgo del benessere” collegato alle vicine terme di proprietà pubblica e capace di valorizzarne l’indotto per il territorio, è stata messa alla prova di un percorso di progettazione in più fasi (dall’idea di massima, alla progettazione preliminare, fino a quella attuativa) affidato a KCity, che ha richiesto un lavoro di interazione continua, oltre che con i proprietari degli edifici, soprattutto con ciascuno dei rispettivi tecnici di fiducia, per coordinare le loro attività, per integrarle nella logica e alle scelte del progetto funzionale e per adeguarle ai requisiti prestazionali richiesti dal bando. Il prodotto finale è consistito in un programma articolato di interventi, corredato dal relativo piano economico e dai documenti tecnici richiesti dalla procedura, ma anche nella definizione della visione strategica e del modello organizzativo in grado di fare da volano in vista di altri futuri progetti di sviluppo nel territorio. Il nostro programma integrato di rivitalizzazione della borgata ha ottenuto un finanziamento di 1.300.000 euro da Regione Piemonte, che verrà dedicato nell’arco del triennio 2013-15 in parte alla realizzazione di interventi di recupero degli edifici pubblici del borgo e all’apertura al loro interno di servizi rivolti contemporaneamente ai turisti e alla comunità locale, in parte alla ristrutturazione (con contributo a fondo perduto) degli edifici privati da destinare ad appartamenti per nuovi residenti e in parte al recupero di spazi per ospitare le nuove attività imprenditoriali proposte da giovani del territorio.
Ilaria Rega