Questa settimana intervistiamo Leopoldo Freyrie, Milanese, dal 2011 alla Presidenza del Consiglio Nazionale degli Architetti PPC.
Nel 1993 fonda con Marco Pestalozza la “Freyrie & Pestalozza Architetti Associati”, realizzando in Italia e nel mondo edifici complessi e sedi di società e di attività commerciali. Consigliere del CNAPPC dal 1997, nel 2000 è tra i fondatori del Forum Europeo per le Politiche Architettoniche. Nel 2001 è rappresentante del Governo italiano al Comitato Consultivo per la Formazione di Architetto presso l’Ue. Nel 2004 è Presidente del Consiglio degli Architetti d’Europa ed è insignito della American Institute of Architects Presidential Medal. Nel 2007 è designato dal Ministro dei Beni Culturali membro del Consiglio Italiano del Design. È stato Relatore Generale del XXIII Congresso Mondiale degli Architetti a Torino nel 2008 ed è Amministratore dell’Istituto di Cultura Architettonica che lo ha organizzato.
Presidente cosa sta facendo il Consiglio Nazionale degli Architetti Pianificatori e Paesaggisti in tema di sostenibilità ?
Da tre anni a questa parte il consiglio nazionale ha le sue strategie contaminate dalla sostenibilità ambientale, abbiamo fatto dei progetti molto importanti, sia sulla parte politiche urbane, come ad esempio il progetto Riuso, rigenerazione urbana sostenibile, sia per la rigenerazione del patrimonio edilizio italiano, abbiamo fatto fare importanti rapporti al Cresme, abbiamo misurato lo stato dell’arte che conta otto milioni di edifici a fine vita che vanno tutti rigenerati sia in termini di sicurezza dal punto di vista sismico, sia dal punto di vista energetico, ed in generale per ciò che riguarda la qualità dell’Habitat.
Ci siamo impegnati per: la rigenerazione delle città e degli edifici, la proposta di bonifica delle norme e dei regolamenti per semplificare e rendere possibili questi interventi rigenerativi, in maniera più semplice e rapida, proposte di politiche da parte del governo per ottenere questi risultati e l’ integrazione delle filiere, noi lavoriamo, infatti, in stretto rapporto con l’associazione nazionale costruttori, Legambiente, Unioncamere, sindacati, Confcommercio, associazione nazionali dei comuni. Inoltre ci siamo occupati delle modifiche normative sul cambio della sagoma che serve a fare i cappotti negli edifici urbani, abbiamo seguito , commentato e orientato, il decreto di recepimento della direttiva 27 del 2012 sull’efficientamento energetico degli edifici.
In generale abbiamo dimostrato che l’efficientamento energetico è un driver economico per rigenerare le città e gli edifici, perché efficientando dal punto di vista energetico si ottengono dei risparmi che messi a reddito creano un volano di tipo economico che aiuta gli stessi processi di rigenerazione.
Sempre con lo stesso approccio, abbiamo lavorato sulle scuole, sulla valorizzazione dei beni demaniali, sui centri urbani, su tutte queste iniziative del governo e del parlamento, facendo si che rientri tutto in un’unica politica e in un’unica strategia, che poi si declini per le diverse esigenze. Naturalmente a latere del convincere i decisori, vi è tutta un’attività formativa per gli architetti italiani che sono 150 mila, attività di formazione permanente, obbligatoria dopo la riforma delle professioni del 2012, ci sono molte attività orientate a una formazione che serve a dare gli strumenti professionali agli architetti per affrontare queste sfide, per l’efficientamento energetico degli edifici, per intervenire sulla sicurezza, nelle zone a grave rischio idrogeologico, per rigenerare interi quartieri, per progettare mobilità sostenibile, spazi urbani di qualità, etc…
Per quanto attiene invece i beni artistici e monumentali qual è il vostro orientamento?
E’ un tema molto delicato, che va affrontato con la dovuta cautela, ma dove bisogna uscire dalla logica della pura conservazione, perché se da un lato vi sono i monumenti che vanno conservati, dall’altra parte sotto tutela vi sono intere città, come ad esempio interi borghi storici che vengono abbandonati perché l’impossibilità di fare alcunché fa si che la gente vada altrove consumando altro suolo, allora siccome il consumo di suolo e è la premessa di qualunque intervento, bisogna riaprire il ragionamento su come si interviene nelle parti storiche delle città, tutelando la parte monumentale, ma rendendola abitabile, integrando nei beni culturali le tecnologie sia per il risparmio energetico che per la sicurezza degli edifici.
Il modello Marsiglia è replicabile in Italia?
Certo, Marsiglia è un caso di scuola, anche perché è molto simile a tante città italiane. Tra l’Italia e la Francia non vi è una grande differenza normativa, ma vi è una volontà politica differente, lo stato si è presa la sua disponibilità e le amministrazioni locali proseguono il progetto a prescindere che siano di destra o di sinistra, mettendo al centro il bene comune. Marsiglia è un esempio del fatto che le rigenerazioni urbane si possono fare e portano grandi investimenti privati, per ogni euro investito dal pubblico, ne sono entrati quattro dal privato. Quindi il pubblico è rientrato dell’investimento, perché l’aumento di lavoro ha portato un aumento di entrate di tasse, diminuzione di sussidi di disoccupazione
Quali sono le vostre proposte fatte al nuovo governo Renzi?
Le proposte fatte a questo governo, principalmente, potremmo riassumerle in:
- Usare il “driver” della rigenerazione energetica, per creare circoli virtuosi anche la ripresa economica, infatti, tra l’altro,crea un risparmio valutabile nel 10% annuo sull’investimento, con payback a 20 anni senza incentivo, che scende a 8 con gli incentivi attuali. Ciò significa che la rigenerazione degli edifici, combinata con i fondi comunitari, attiva energie e risorse economiche private che, messe a sistema, sono in grado di avviare una stagione di riqualificazione profonda delle città italiane, indispensabile per lo sviluppo, l’innovazione e perché è la risposta alle necessità di risparmio del suolo.
- Rigenerazione delle scuole italiane può e deve essere l’opportunità per sperimentare un modo diverso di affrontare la rigenerazione o la costruzione di edifici pubblici, facendoli diventare l’esempio di come si possono riqualificare le città, perseguendo con trasparenza la sicurezza e la bellezza dell’habitat.
- Infine , nel processo di riforma del Titolo V della Costituzione promosso dal Governo, chiediamo una riforma profonda che riguardi il governo del territorio, per rispondere con efficacia alle sfide del nuovo paradigma della riduzione del consumo del suolo e della Rigenerazione Urbana Sostenibile.
Ilaria Rega