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Il “Codice dei beni culturali e del paesaggio”, stabilisce nell’Articolo 29 (Conservazione): “La conservazione del patrimonio culturale è assicurata mediante una coerente, coordinata e programmata attività di studio, prevenzione, manutenzione e restauro”.
Per quanto riguarda in particolare la prevenzione, risulta fondamentale effettuare il monitoraggio dei fattori e degli agenti negli ambienti in cui i beni sono collocati. Ci si riferisce a: temperatura; umidità; illuminamento; qualità dell’aria dal punto di vista chimico e biologico.
Al riguardo la Normativa stabilisce determinati valori termo igrometrici, di illuminamento, di qualità dell’aria allo scopo di permettere e mantenere, nel corso del tempo, le condizioni ottimali relative sia alla conservazione dei beni culturali sia al benessere dei fruitori: “Limiti termoigrometrici dei materiali costituenti i beni culturali” UNI 10820, “Condizioni climatiche per ambienti di conservazione di documenti grafici e caratteristiche degli alloggiamenti” (UNI 10586), “Valori dei parametri ambientali per il confort degli individui” (UNI 10339), “Suddivisione dei beni confinati in base alle categorie di fotosensibilità” (Ministero per i Beni e le Attività Culturali, D. M. 25.7.2000).
Pur tuttavia in ambienti confinati (musei, biblioteche, archivi), vengono impiegati impianti di climatizzazione e sistemi di illuminazione non sempre efficienti. Ciò comporta sprechi energetici, alterazioni/degradazioni dei beni culturali collocati, malessere per i fruitori e gli operatori.
Nel corso degli anni, studi e ricerche, effettuate dal Laboratorio Diagnostico per i Beni Culturali del Dipartimento di Beni Culturali dell’ Alma Mater Studiorum – Università di Bologna (sede di Ravenna) presso Archivi, Biblioteche e Musei, hanno evidenziato come mediante una coerente, coordinata e programmata attività di studio, prevenzione, manutenzione si possano risolvere tali problematiche e che tali attività non comportano necessariamente oneri energetici e, pertanto, economici per le Unità Culturali.
In particolare nei tre casi di studio di seguito riportati, le finalità nell’ambito della conduzione dell’Unità Culturale sono rivolte al risparmio energetico e, quindi, a ricadute economiche positive.
Nel 1° caso di studio: “Studio dell’influenza delle variabili ambientali in unità culturali: gli archivi”, si è valutata l’efficienza degli impianti tecnici all’interno degli Archivi di Stato di Roma, Firenze e Rimini (fig.1).
Sulla base degli elementi raccolti, utilizzando anche dati medi provenienti dalla letteratura tecnica specializzata, sono stati valutati i consumi medi degli edifici ed analizzata, con l’ausilio delle campagne di misure termoigrometriche e di qualità dell’aria interna, l’adeguatezza degli impianti esistenti (a livello di potenzialità, regolazione, manutenzione) alle esigenze del pubblico, del personale e dei manufatti contenuti.

Archivio 1

Archivio 2

Fig. 1. Archivi di Stato di Roma e Firenze

Dal punto di vista termoigrometrico i tre Archivi hanno fornito risultati diversi e contrastanti: si passa, nei depositi, per quanto riguarda l’umidità relativa da situazioni con valori bassi (Archivio di Roma) o con valori alti (Archivio di Rimini) a situazioni con valori che rientrano, di norma, nelle fasce di benessere come nel caso dell’Archivio di Firenze (dove tale parametro può essere controllato). Nei locali di consultazione – e questo è un dato che è da sottolineare – la presenza di fruitori non sembra influire sul quantitativo di umidità relativa presente, che si mantiene di norma sotto la fascia di benessere.
Per quanto riguarda l’illuminamento, un parametro spesso ignorato quando ci si occupa di conservazione ma che influisce notevolmente sul degrado dei documenti grafici, si è constatato che opportuni interventi possono migliorare la situazione rilevata, riportandola nei limiti stabiliti dalla normativa. Tali interventi riguardano, in particolare, la gestione dei sistemi di illuminamento: ciò è possibile con la riduzione della potenza delle lampade da tavolo o, come nel caso dell’Archivio di Roma, con la limitazione dell’accensione dei sistemi presenti soltanto durante il prelievo dei documenti.
Gli impianti esistenti si sono rivelati adeguati alle varie esigenze: tuttavia, in riferimento alle nuove indicazioni per il risparmio energetico (emanate al fine di evitare la cessazione dell’erogazione elettrica “Blak out”) non è più possibile, visti gli alti consumi, regolare le condizioni termoigrometriche nell’Archivio di Stato di Firenze secondo le esigenze dello stesso. A tal riguardo una gestione più oculata dell’impianto comporterebbe ricadute economiche positive senza influire sulla conservazione dei documenti d’archivio.

Nel 2° caso di studio: “La diagnostica dei codici delle cronache veneziane e ravennati inedite (secoli VI-XIX): il codice ravennate Tractatus hedificationis et constructionis Ecclesie Santi Johannis Evangeliste de Ravenna” (fig. 2), si è evidenziata la non corretta gestione dell’impianto di riscaldamento. Esso infatti ha determinato condizioni non idonee di conservazione nonché di non benessere dei fruitori oltre che di dispendio energetico. In particolare il monitoraggio termoigrometrico, effettuato nel locale di deposito (detta Camera Blindata) dove il codice è conservato e nella Sala di Consultazione dove esso è reso fruibile agli studiosi, ha evidenziato che i valori registrati nella Sala di Consultazione, oltre a non rientrare nelle fasce di benessere per i documenti grafici e per il benessere dei fruitori, si discostano in maniera rilevante dai valori registrati nella Camera Blindata: tale disparità di valori causa ripetuti rigonfiamenti e contrazioni che possono provocare non solo deformazioni al supporto scrittorio ma anche danni ad inchiostri e miniature presenti – come evidenziato sul codice membranaceo miniato – quali microfratture e/o sollevamento a scaglie della pellicola pittorica dal supporto.

Codice 1 (2)Fig. 2. Tractatus Hedificationis et Constructionis Ecclesie Santi Johannis Evangeliste de Ravenna; secolo XIV (MS 406), miniatura, pag. 1 verso
Le cause di tali condizioni non idonee dipendono, in maniera principale dalla non corretta gestione dell’impianto di riscaldamento presente nella Sala di Consultazione (dove si raggiungono temperature troppo elevate e, di conseguenza, valori di umidità relativa eccessivamente bassi) e dall’abitudine di aprire le finestre ivi collocate.
Si è suggerito di intervenire sull’impianto di riscaldamento nella Sala di Consultazione, in modo da consentire una regolazione indipendente del locale dal resto della Biblioteca (anche agendo direttamente sui singoli radiatori), in modo da mantenere la temperatura in inverno intorno ai 18-20 °C (a differenza dei 26-27 °C della situazione registrata). Agendo in questo modo, si otterrebbe anche un aumento dei valori di umidità relativa (che dipendono dalla temperatura) che si attesterebbero intorno al 40-50% (a differenza del 13-20 % della situazione registrata in inverno). Tale condizione limiterebbe anche l’apertura delle finestre presenti nella Sala, con l’attenuazione delle escursioni termoigrometriche giornaliere. Si otterrebbe così anche un sostanziale risparmio energetico.

Nel 3° caso di studio: “Monitoraggio ambientale nel Museo d’Arte della Città – Loggetta Lombardesca di Ravenna”, la cui sperimentazione si è svolta durante l’allestimento e lo svolgimento della mostra Astratta (fig. 3), si è effettuato il controllo delle condizioni di: temperatura, umidità relativa, umidità assoluta, illuminamento, polveri sottili (PM10) e ultrafini (PM1).
Tali indagini hanno permesso di fornire indicazioni e suggerimenti ai responsabili della conservazione e gestione del patrimonio storico-artistico.
In particolare, per quanto riguarda l’illuminamento, gli oggetti d’arte contemporanea rientrano una categorie di fotosensibilità: 3 Alta (valori di illuminamento inferiori al limite di 50 lux stabilito dalla Normativa).Mostra 2Mostra1

Fig. 3. L’allestimento della mostra “Astratta” nel Museo d’Arte della Città – Loggetta Lombardesca di Ravenna

A tal riguardo, con finalità preventive, le indagini illuminotecniche sono state effettuate durante l’allestimento della mostra: è stato così possibile correggere le situazioni non idonee (valori di illuminamento superiori al limite di 50 lux). Si è inoltre consigliata l’adozione di un sistema di accensione/spegnimento dell’impianto di illuminamento tramite sensori di presenza che ridurrebbe ulteriormente il rischio per i beni esposti e comporterebbe anche con un ulteriore risparmio sui consumi energetici.

In definitiva, nei tre casi di studio si è dimostrato che una attività di controllo, prevenzione e manutenzione assicura una gestione efficace degli impianti energetici, limita gli sprechi ed evita situazioni di rischio per i beni esposti senza influire sul benessere dei visitatori.
Si fa presente, in conclusione, che la valutazione dell’efficienza degli impianti tecnici e il rispetto dei valori stabiliti dalla Normativa e, quindi, l’osservanza di idonee politiche di conservazione possono comportare anche un risparmio energetico per l’Unità Culturale nella quale il bene culturale è collocato e, quindi, ricadute economiche positive.

Salvatore Lorusso
Dipartimento di Beni Culturali
Alma Mater Studiorum – Università di Bologna (sede di Ravenna)