smog

L’inquinamento atmosferico ha dominato il dibattito pubblico in questi mesi di PM10 alle stelle. Pochi però hanno ricordato che gran parte delle emissioni inquinanti dipendono dagli edifici residenziali, non dal parco automobilistico.

Secondo i dati ISPRA, le emissioni nazionali di PM10 si sono ridotte nel periodo 1990-2013 del 17%. Il settore del trasporto stradale presenta una riduzione nel periodo pari al 55,7% e contribuisce alle emissioni totali con una quota del 12,2% nel 2013. Le emissioni provenienti dalla combustione non industriale (il riscaldamento degli edifici) rappresentano nel 2013 il settore più importante con il 59,5% delle emissioni totali; dal 1990 al 2013 le emissioni di questo settore sono più che triplicate!

Una riflessione analoga andrebbe fatta per quanto riguarda il consumo energetico: secondo il rapporto del Mise sulla Situazione energetica nazionale nel 2014 il maggior contributo ai consumi energetici complessivi è da attribuire al settore degli usi civili (che comprende il settore domestico, del commercio, dei servizi e della Pubblica amministrazione) per il quale si rileva una quota (36%) superiore a quella dei trasporti (32%) e dell’industria (23%). Nell’ultimo decennio, l’incidenza del settore è aumentata di oltre quattro punti percentuali. Alcune stime imputano al settore domestico un peso particolarmente rilevante nell’ambito degli impieghi energetici del settore degli usi civili, dovuto proprio alla crescente diffusione di impianti di riscaldamento e di raffrescamento e all’utilizzo di elettrodomestici e di impianti ed apparecchiature elettriche ed elettroniche.

Le abitazioni, insomma, consumano molta energia e sono una delle principali fonti di inquinamento atmosferico.

La causa principale di questa situazione è la vetustà del nostro patrimonio edilizio. In Italia, secondo i dati riportati da CondominioExpo, il 72% delle abitazioni è costruito con caratteristiche di scarsa o nulla rispondenza alle attuali normative antisismiche ed energetiche. Solo il 2% del patrimonio edificato è inserito in una classe energetica superiore (A o B). L’85% dello stock abitativo italiano andrebbe riqualificato dal punto di vista termico.

Questi dati ci dicono che esiste un mercato potenziale enorme, che può generare un flusso di investimenti fino a 3 punti di PIL per i prossimi 10 anni.

Negli anni della crisi l’edilizia ha subìto un vero e proprio terremoto: tra il 2007 e il 2014 il valore aggiunto è diminuito del 31,3%, gli investimenti in costruzioni sono crollati del 35,1%, gli occupati diretti sono scesi di 405 mila unità.

In quegli stessi anni c’è stato anche un profondo cambiamento strutturale del settore.

La nuova edilizia abitativa ha perso il 61,1% degli investimenti tra il 2008 e il 2015 secondo i dati dell’Osservatorio congiunturale ANCE.

Gli investimenti di riqualificazione sono invece cresciuti nello stesso periodo del 19,4%, salendo al 36,3% del totale degli investimenti in edilizia.

Il vecchio modello di edilizia, basato sul consumo di territorio, ha esaurito la sua spinta.

Il futuro sarà rappresentato sempre di più dalla riqualificazione residenziale e dal risparmio energetico, le strade maestre per rilanciare l’intero settore dell’edilizia.

Gli incentivi pubblici hanno svolto in questi anni un ruolo fondamentale.

In primo luogo hanno consentito ai privati di poter investire su un proprio bene primario, la casa, per renderla più efficiente e per consentire il risparmio energetico.

In secondo luogo, hanno consentito una ripresa di attività in un settore in grave crisi, permettendo la sopravvivenza di molte aziende, operai e artigiani. I numeri di un recente studio del Cresme per la Camera dei Deputati ci dicono che nel 2014 i bonus del 50% e del 65% hanno incentivato investimenti per 28,5 miliardi (di cui 24,5 miliardi per il recupero edilizio e 3,9 miliardi per la riqualificazione energetica), generando 425 mila posti di lavoro diretti e indiretti.

In terzo luogo hanno dato allo Stato maggiori entrate in termini di gettito IVA.

 

La legge di stabilità 2016 (Legge n. 208 del 2015) ha opportunamente tenuto conto di questi risultati importanti, prorogando gli incentivi maggiorati a tutto il 2016 ed estendendone l’applicazione.

I commi 74, 75, 87 e 88 prevedono la proroga al 31 dicembre 2016 delle detrazioni per gli interventi di ristrutturazione edilizia e di riqualificazione energetica, mantenendo anche per il 2016 le attuali misure:

  • 65 per cento per gli interventi di riqualificazione energetica, inclusi quelli relativi alle parti comuni degli edifici condominiali;
  • 50 per cento per le ristrutturazioni e per il connesso acquisto di mobili.

Un emendamento approvato dalla Commissione bilancio della Camera, che ho sottoscritto e sostenuto, ha previsto, con riferimento agli interventi di riqualificazione energetica di parti comuni degli edifici condominiali, la possibilità per i soggetti che si trovano nella no tax area (pensionati, dipendenti e autonomi) di cedere la detrazione fiscale loro spettante ai fornitori che hanno effettuato i lavori, con modalità da definire con successivo provvedimento dell’Agenzia delle entrate.

Le giovani coppie, anche di fatto, in cui almeno uno dei due componenti non abbia superato i 35 anni, che hanno acquistato un immobile da adibire ad abitazione principale possono usufruire di una detrazione fiscale del 50 per cento per le spese sostenute per l’acquisto di mobili nel 2016 fino a 16.000 euro.

Le detrazioni per gli interventi di riqualificazione energetica sono usufruibili anche dagli IACP, comunque denominati, per le spese sostenute, dal 1° gennaio 2016 al 31 dicembre 2016, per gli interventi realizzati su immobili di loro proprietà adibiti ad edilizia residenziale pubblica.

Le detrazioni sono estese anche per l’acquisto, l’installazione e la messa in opera di dispositivi multimediali per il controllo da remoto degli impianti di riscaldamento e/o produzione di acqua calda e/o climatizzazione delle unità abitative, che garantiscono un funzionamento efficiente degli impianti, nonché dotati di specifiche caratteristiche.

Nell’insieme, i passi in avanti sono evidenti, anche se è opportuna una riflessione complessiva sul futuro di questi strumenti.

Per quanto riguarda il mercato della riqualificazione dei condomini, verificheremo nei prossimi mesi quali saranno gli ulteriori interventi necessari per farlo decollare, eliminando la molteplicità di colli di bottiglia giuridici, fiscali e creditizi che oggi lo bloccano.

Il modello a cui puntiamo è quello delle “Esco”, le energy saving company, a cui vogliamo affidare il compito di promuovere la rigenerazione urbana.

Il nostro obiettivo non è solo di natura economica. Riguarda il futuro delle nostre città, la qualità della vita e delle relazioni nelle nostre comunità.

E’ un obiettivo che condividiamo e per il quale possiamo e dobbiamo lavorare insieme.

 

Antonio Misiani