Una delle spese condominiali, che può essere ridotta, è la spesa per l’illuminazione di viali e parti in comune. La tecnologia accorre in nostro aiuto per questo.
Le parti in comune di un condominio, secondo l’articolo 1117 riformato dalla legge 220/2012 sono:
<<Sono oggetto di proprietà comune dei proprietari delle singole unità immobiliari dell’edificio, anche se aventi diritto a godimento periodico e se non risulta il contrario dal titolo:
1) tutte le parti dell’edificio necessarie all’uso comune, come il suolo su cui sorge l’edificio, le fondazioni, i muri maestri, i pilastri e le travi portanti, i tetti e i lastrici solari, le scale, i portoni di ingresso, i vestiboli, gli anditi, i portici, i cortili e le facciate;
2) le aree destinate a parcheggio nonché i locali per i servizi in comune, come la portineria, incluso l’alloggio del portiere, la lavanderia, gli stenditoi e i sottotetti destinati, per le caratteristiche strutturali e funzionali, all’uso comune;
3) le opere, le installazioni, i manufatti di qualunque genere destinati all’uso comune, come gli ascensori, i pozzi, le cisterne, gli impianti idrici e fognari, i sistemi centralizzati di distribuzione e di trasmissione per il gas, per l’energia elettrica, per il riscaldamento ed il condizionamento dell’aria, per la ricezione radiotelevisiva e per l’accesso a qualunque altro genere di flusso informativo, anche da satellite o via cavo, e i relativi collegamenti fino al punto di diramazione ai locali di proprietà individuale dei singoli condomini, ovvero, in caso di impianti unitari, fino al punto di utenza, salvo quanto disposto dalle normative di settore in materia di reti pubbliche
Anzitutto risulta che per stabilire quali siano le parti comuni di un condominio occorrerà prima di tutto esaminare quanto risulta dal titolo (“Sono oggetto di proprietà comune dei proprietari delle singole unità immobiliari dell’edificio … se non risulta il contrario dal titolo”)>>
In che modo si può intervenire per ridurre i costi? La riqualificazione di alcune parti affinché possano generare un risparmio energetico e, di conseguenza economico, richiede naturalmente, un investimento iniziale.
Rientrano nella tipologia, tutti gli interventi atti a sfruttate la luce naturale il più possibile, quindi, a inserire vetrate e lucernari, ove possibile, sostituzione delle lampadine tradizionali o al neon con lampadine più costose ma, di maggior resa e che assorbino meno energia, come le lampadine a basso consumo, che durano fino a 3 volte più a lungo di quelle tradizionali e permettono di risparmiare circa il 20% di energia. La durata delle lampadine CFL e LED è anche maggiore, rispettivamente 10 e 25 anni in più, e la percentuale di energia che permettono di risparmiare è di circa il 70%.
C’è da fare un’ulteriore considerazione a riguardo, installando lampade a LED è possibile ottenere considerevoli risparmi energetici con conseguente significativo risparmio in bolletta, senza per questo che la qualità o la quantità di illuminazione degli ambienti ne risenta e anzi con notevoli miglioramenti in molte situazioni.
Tuttavia questo non è l’unico vantaggio ottenibile: esiste un importante incentivo economico che favorisce l’installazione di LED, non a tutti noto, i Certificati Bianchi. Questi certificati, il cui nome tecnico è Titoli di Efficienza Energetica, sono un incentivo nazionale alla realizzazione di interventi e progetti di risparmio energetico. Sono ottenibili sia da progetti di riqualificazione che per nuove installazioni di LED. Il valore del C.B. è stato originariamente fissato a 100 €/tep, valore soggetto a variazioni stabilite anche in funzione dell’andamento del mercato. Il valore energetico di un tep è comparabile col consumo annuale di energia elettrica di una famiglia media.
Non necessita di particolari forme di smaltimento. Inoltre, i LED non contengono sostanze pesantemente inquinanti, a differenza delle altre tipologie di lampade, come quelle al sodio, al mercurio o fluorescenti,
Visto che la durata media è di circa 15 anni, lo smaltimento avrebbe comunque un bassissimo impatto ambientale.
Negli interventi di riqualificazione quindi, non resta che inserire anche uno studio sulle azioni possibili da questo punto di vista perché, è stato calcolato, che questi costi sono ammortizzabili nel giro di 3 anni circa.
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