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Rubrica a cura di Angelo Luigi Camillo Ciribini
EurocasaSaint Gobain, attiva, non a caso, nella definizione dei BIM Data Dictionary, ha recentemente licenziato il primo, proprio, Oggetto Connesso, denominato MC 350. Lo stesso dicasi per SageGlass®.
bTicino illustra il proprio sistema dedicato alla Domotica proponendosi come Family Consultant. Si tratta di una locuzione molto significativa in quanto sottolinea come, al di là dei dispositivi per la connessione in presenza o in remoto, di quelli comandati manualmente o gestualmente, la società si propone come detentore e analista dei dati comportamentali delle singole Utenze.
WeWork, così come Planon, intende tracciare gli spostamenti degli occupanti dei propri uffici al fine di offrirne una ulteriore personalizzazione, a fini di incremento della produttività e della customizzazione degli spazi messi a disposizione.
Questi esempi ci inducono, dunque, a una domanda fondamentale: che cosa è un Edificio? Ovvero: quanto di Immobile ha un Cespite Costruito?
È emblematico, però, che, all’insegna della triade Circolare/Digitale/Sociale, la migliore interpretazione «disciplinare» giunga da ReBuild o dalla Biennale di Architettura.
Stefano Quintarelli ha recentemente osservato come Digitale sia sinonimo di immateriale.
Enrico Moretti ha sottolineato, inoltre, che la produttività diretta e l’occupazione indiretta dipenda da soggetti altamente qualificati in ICT e Life Science che si clusterizzano e che fungono da moltiplicatori di lavori tradizionali ausiliari.
Allorché, dunque, bTicino si propone quale partner degli Operatori Immobiliari, chi possiamo desumere sia in posizione negozialmente più vantaggiosa?
Sergio Poretti ha spiegato, sia pure con qualche perplessità da parte dello scrivente, come tra gli Anni Cinquanta e gli Anni Ottanta, la cosiddetta Industrializzazione Edilizia, vale a dire la introduzione della Cultura Industriale nel Settore delle Costruzioni, abbia costituito una parentesi isolata, poco influente, all’interno di una vicenda assai più tradizionalista, assai più resiliente che, dagli Anni Quaranta giunge sino alla contemporaneità.
Qualora si dia per buona quella ipotesi, per quanto controversa, si dovrebbe ritenere che oggi, con IoT, Smart City, 4.0, si apra un ulteriore intervallo, privo di prospettive sul lungo periodo.
Tutto sommato, a dispetto o grazie al cosiddetto BIM, l’aspettativa recondita degli Operatori del Comparto è quella di neutralizzare la Digitalizzazione circoscrivendola nei confini noti.
Epperò, allorché i medesimi Operatori evocano Airbnb, BlaBlaCar o Uber, non rimandano a modelli di business eversivi rispetto ai propri desiderata di ritornare al passato tramite parole inedite?
È da sempre noto come le Costruzioni siano un Settore evolutivamente lento, restìo a cambi di paradigma, tale per cui ogni tentativo in questo senso è stato reiterato più volte, come dimostrano i periodici rapporti governativi britannici a partire dal 1944, senza successo.
È forse questa la ragione per la quale anche la Connessione, a partire dagli Edifici Intelligenti e dalla Domotica, si creda possa tradursi senza soluzioni di continuità nello Smart Building.
In definitiva, sinché la Connettività si riduce a dispositivi oggettuali assimilabili a impianti, il tema e i suoi protagonisti si possono collocare in una filiera e in una catena di fornitura tradizionali.
Che cosa succede, però, a Progettisti che rivendicano la propria Centralità e a Costruttori che lamentano la propria Marginalità allorché la Connessione si risolve in Cognizione? Allorché gli Edifici apprendono, come per i vari Termostati Intelligenti, dai comportamenti degli Occupanti, anche attraverso la semantica computazionale che consente di fare Intelligence a partire dai contenuti testuali presenti nelle mail e nei social network?
Basteranno espressioni come Co-Housing, Edilizia di Sostituzione, Rigenerazione Urbana, a risolvere l’interrogativo mantenendosi nel campo disciplinare?