di Valentina Ponti

Tra gli autori ‘classici’ oggetto di studio per futuri economisti e amministratori, di certo, non può mancare mai, L’arte della guerra del cinese SunTzu.

Chiedendomi perché ci fosse tanto interesse per le indicazioni di un comandante cinese, ho iniziato la lettura del libro facendo attenzione ai punti che avrebbero potuto essere d’interesse per un imprenditore.

Dalla lettura si evince come nella competizione tra le aziende può essere vista una sorta di conflitto, al limite con quello militare, in cui l’obiettivo è conquistare quote di mercato e non territori, in cui le armi sono la comunicazione e il marketing, in cui strategie e tattiche hanno un’importanza primaria e dove il funzionamento dell’esercito/impresa gioca un ruolo fondamentale.

La saggezza del libro deriva da una profonda conoscenza dell’uomo. Esso parte, infatti, da una verità di fondo: il conflitto è una componente integrante della vita umana, si trova dentro di noi e intorno a noi. A volte riusciamo a evitarlo, a volte dobbiamo affrontarlo e ne vediamo spesso l’effetto distruttivo, pertanto, riuscire a gestire i conflitti in maniera efficace non può che portare a migliorare la conoscenza dell’uomo e a limitare o annullare i danni.

Nel capitolo sui preparativi per la guerra, SunTzu afferma come sia non solo inutile, ma assolutamente controproducente iniziare un conflitto solo nel momento in cui tutti i dettagli siano pronti e questo è evidente anche nell’attività imprenditoriale, che necessita costantemente di sperimentazione, per appurare quali sono le possibilità che offre il mercato e per individuare prodotti e strumenti di comunicazione innovativi.

Un altro elemento strategico piuttosto interessante riguarda il modo in cui si può raggiungere il successo, tanto per un generale che conquista un territorio, quanto per un imprenditore che acquisisce un’azienda rivale.

“Nell’arte della guerra la cosa migliore tra tutte è prendere il territorio nemico intatto; saccheggiare e distruggere non porta alcun profitto… In quanto combattere e conquistare in tutte le tue battaglie non corrisponde alla suprema eccellenza; la suprema eccellenza consiste nell’infrangere la resistenza del nemico senza combattere”.

L’analisi in relazione al mondo manageriale porta la nostra attenzione al fenomeno della venture capital degli anni ’90,l’apporto di capitale di rischio da parte di un investitore per finanziare l’avvio o la crescita di un’attività in settori ad elevato potenziale di sviluppo.

Le aziende, più che attaccarsi direttamente per sottrarsi quote di mercato, sembravano più propense ad intraprendere attività in comune per ottenere il massimo profitto da un’idea ritenuta vincente; ad esempio Google o l’Italia Tiscali, società legate all’information technology sono nate proprio grazie ad operazioni di quest’ ultimo fenomeno.

Questa strategia è stata utilizzata molto spesso dalle grandi aziende per ottenere il controllo su altre, senza affrontarsi direttamente e senza “bruciare” ricchezza in seguito ad una lunga competizione .

Oltre ad usarlo nella strategia quotidiana di vita sociale, andrebbe consultato anche per la vita privata: “Conosci il nemico e te stesso, e potrai combattere cento battaglie senza timore di essere sconfitto …”..