di Vittorio Checchia

smart house automationLe soluzioni IoT, seppur lentamente, interessano un numero sempre più elevato di utenti italiani.

Un’interessante ricerca denominata “Smart Home”, realizzata dall’Osservatorio Internet of Things della School of Management del Politecnico di Milano, fornisce un rapporto puntuale sull’evoluzione del fenomeno IoT in Italia; i numeri risultano in alcuni aspetti contrastanti, ma non mancano le sorprese.

Nell’arco dell’intero 2016 è stata calcolata una spesa pari a circa 185 milioni per i device connessi alla rete, con un sostanziale aumento del 23% rispetto all’anno precedente.

Tali valori, nel complesso, non risultano significativi se rapportati con altre realtà a noi vicine; inoltre, il mercato è circoscritto all’ambito dei dispositivi per la sicurezza e la gestione energetica della casa e degli elettrodomestici e le vendite dei dispositivi passano ancora molto spesso attraverso canali di vendita tradizionali.

Fortunatamente proprio nell’ultimo anno si è determinata una sostanziale diversificazione dell’offerta attraverso l’utilizzo di canali alternativi quali e-commerce e assicurazioni; di pari passo aumentano le soluzioni sul mercato e i luoghi di “contatto” con i consumatori, attraverso punti vendita specializzati o spazi dedicati all’interno dei negozi di elettronica.

Focalizzandoci sulle scelte effettuate dai consumatori italiani possiamo affermare che oltre il 26% del target dispone di almeno un oggetto intelligente e connesso nella propria abitazione e il 58% ha intenzione di acquistarli in futuro. Lo rivela l’indagine realizzata dall’Osservatorio Internet of Things in collaborazione con Doxa su un campione rappresentativo degli utenti Internet dai 25 ai 70 anni, da cui emerge che gli italiani non ritengono ancora sufficientemente pronta l’offerta Smart Home: chi non dispone già di oggetti connessi nella sua abitazione nel 50% dei casi è “in attesa di soluzioni tecnologicamente più mature” per acquistarli. E c’è scarsa fiducia sulla possibilità che i dati personali siano protetti da eventuali attacchi da parte di hacker: il 67% dei potenziali acquirenti è preoccupato per i rischi di accesso o controllo degli oggetti connessi da parte di malintenzionati. La sicurezza si conferma al primo posto anche tra le preferenze dei consumatori che hanno già acquistato prodotti (13%), seguita da climatizzazione (8%), riscaldamento (8%) e gestione degli elettrodomestici da remoto (6%).

In ogni caso, per i consumatori italiani è cruciale la presenza di installatori (come idraulici o elettricisti) o piccoli rivenditori: si è rivolto a questi il 70% di chi ha comprato oggetti connessi e lo farà una percentuale tra il 35% e il 60% (a seconda dell’oggetto) di chi acquisterà in futuro. Il 31% invece ha comprato online e il 30% tramite canali della GDO, come negozi di bricolage o elettronica. Proprio i negozi di elettronica spiccano come canali emergenti: metà dei consumatori intende acquistare oggetti smart in futuro direttamente in questi negozi.

Nonostante i timori relativi ad un mercato frammentato, anche in Italia si prevede comunque un grande sviluppo del mercato IoT nel 2017, sia per quanto riguarda le vendite sia per la nascita di nuove startup nel settore domotica e dispositivi connessi. Ci sono sicuramente ancora molti problemi da risolvere, come la frammentazione dei vari protocolli di comunicazione, ma sembra che la chiave di volta per queste tecnologie sia quella di offrire servizi innovativi da parte dei venditori, semplificando la ricerca delle soluzioni più indicate per ciascun utente e l’installazione nelle proprie abitazioni.