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a72091d2e4f04be45e9633e0a5075898Con il decreto legislativo 102/2014 si stabilisce, per tutto il territorio italiano (anche nelle Regioni dove erano già stati fissati tempi più stretti, come Piemonte e Lombardia)  che entro il 31 dicembre 2016 tutti i condomìni e gli edifici che appartengono a un unico proprietario (ma occupati da almeno due soggetti) dovranno installare i contabilizzatori individuali di calore nei singoli appartamenti. Sono quindi escluse solo ville e villette.
Il Dlgs 102/2014 recepisce la direttiva europea 2012/27/Ue.
Tra le norme del decreto c’è anche un’importante precisazione: le spese riferite alla gestione del riscaldamento saranno ripartite in base ai consumi effettivi così come indicato dalla norma Uni Cti 10200, anche in deroga al regolamento condominiale “contrattuale” (cioè approvato all’unanimità o allegato al rogito). Ciascun condòmino pagherà quindi solo il calore effettivamente utilizzato.
Si tratta di un obbligo di legge ma per avviare i lavori occorre pur sempre una delibera: questa sarà valida se avrà votato a favore la maggioranza degli intervenuti e almeno la metà dei millesimi. L’amministratore dovrà ricordarsi di convocare all’assemblea tutti quelli che sono serviti dall’impianto di riscaldamento, compreso anche chi si era distaccato ma, come di regola avviene, continua a essere proprietario dell’impianto.
Costi e risparmi.
I costi da ripartire tra i condomini sono: anzitutto il progetto (1.000 – 1.500 euro). Poi si dovrà anche far effettuare i calcoli necessari per poter ripartire la spesa del riscaldamento ai sensi della norma Uni Cti 10200 (altri 1.000 – 1.500 euro più Iva) e infine ci saranno alcuni interventi nella centrale.
Queste tre voci di spesa andranno ripartite in base alla tabella millesimale generale, in quanto riferite a interventi di natura straordinaria.
Da ultimo, ci sono i lavori nei singoli appartamenti: su ciascun calorifero dovrà essere installata la valvola termostatica e il ripartitore per la contabilizzazione, con costi medi intorno ai 100-150 euro più Iva per ciascun radiatore (a carico di ciascun condomino individualmente).
Proviamo a fare un calcolo approssimativo: ipotizzando un utilizzo del riscaldamento per il numero massimo di ore previste dalla legge alla temperatura di 20 gradi e considerando la detrazione del 65% dall’Irpef prevista per questi interventi, il costo complessivo potrebbe essere ammortizzato in tre anni.
Solo consumi effettivi.
Quando si passerà a ripartire i costi del consumo, va tenuto presente che la norma Uni Cti 10200, ormai obbligatoria, diventa il riferimento di base. Ma per il decreto 102 sono considerati «effettivi» i «prelievi volontari di energia termica utile», cioè il calore che viene prelevato dai singoli termosifoni mediante azione sulla valvola termostatica. Sono inoltre considerati connessi alla contabilizzazione anche «i costi generali per la manutenzione dell’impianto». Resta all’Uni (il quale lo ha delegato al Cti – Comitato Termotecnico Italiano) il compito tecnico di individuare come calcolare i prelievi volontari.
Sono quindi illegittimi i cosiddetti “coefficienti correttivi”, cioè quelli sin qui comunemente usati (anche per far passare le delibere senta troppe polemiche) e che tengono in considerazione le dispersioni di calore degli appartamenti in (presunta) posizione svantaggiata (come per gli appartamenti posti all’ultimo piano).
Un appartamento in un piano intermedio oggi è scaldato da tutti i lati, mentre in futuro così potrebbe non essere. In una situazione di questo tipo appare insufficiente conteggiare le dispersioni del solo ultimo piano in quanto anche altri si possono trovare nella medesima situazione.
Ecco perché il risparmio energetico deve diventare un fatto culturale: non essendo più ammessi i correttivi (che in sostanza favoriscono chi consuma di più, essendo una percentuale fissa sul totale), tutti dovranno riflettere sull’equazione minor consumo = minore spesa.

Saverio Fossati

Giornalista de “IlSole240re”