Articolo10_maniLa città rende soli. Essa infatti si configura sempre più come espressione di individualismo, segregazione e confinamento in tipologie edilizie che limitano la socialità e l’integrazione. La solitudine dell’appartamento mononucleare si fa sentire, oggi più che mai, soprattutto se si èsingle, anziani o famiglie con un solo genitore.

Se a questa perdita di connotazione comunitaria delle città si aggiunge l’indebolimento dell’attuale offerta pubblica di servizi sociali, i quali obbediscono a filosofie di welfare state tradizionale (a bisogni di tipo materiale si risponde con interventi sociali frammentati e prestazioni socio-sanitarie standardizzate),risulta necessaria l’individuazione di una risposta alternativa ai bisogni sociali e a quelli di tipo urbano. In questo mutamento sostanziale il cohousing si pone come esempio di innovazione sia sul piano delle politiche pubbliche che su quello delle logiche economiche. Sul piano delle politiche, le soluzioni di cohousing corrispondono ad un modello di welfare community,mentre sul piano delle logiche economiche, il cohousing, con l’enfasi che pone all’uso di risorse comuni, evidenzia l’affermarsi della “sharing economy”: una concezione di economia sostenibile che supera i modelli tradizionali di scambio e redistribuzione, e concepisce l’uso in condivisione di beni, servizi, spazio, tempo, informazioni e competenze, che grazie all’abitare collaborativo vengono “messi in filiera”.

Può quindi la formula abitativa in cohousing rappresentare unarisposta concreta alla crescente perdita di identità sociale e può per questo andare, in un certo senso, ad affiancare il sistema tradizionale del welfare?

Il cohousing secondo molti può essere considerato parte integrantedel “Secondo welfare” che scaturisce da una più stretta collaborazione fra Stato, mercato e cittadini, i quali collaborano per produrre in modo sinergico soluzioni e risposte per il benessere di individui e famiglie, ossia dei destinatari degli interventi. In questo modo lo Stato, il mercato, il Terzo settore e le famiglie collaboranonella produzione sociale del welfare, andando a coprire domande non soddisfatte di tutela e di servizi alla persona.

Il senior cohousing, si presta ad essere in quest’ottica uno strumento congruente e qualitativamente efficace per far fronte alle necessità di una categoria in crescita ma che sempre di più soffre della segregazione e dell’isolamento sociale: quella degli anziani. Questa soluzione si adatta perfettamente a quelle persone che, una volta uscite dal mondo del lavoro rischiano di perdere il senso della loro importanza. Oggi in Europa, specialmente nelle realtà urbane, è comune assistere ad una trasformazione delle relazioni familiari dovuta ad una bassa natalità, ad un rimpicciolimento dei nuclei familiari e ad un conseguente incremento delle persone che vivono da sole. Ad aggravare la situazione è l’allungamento della vita media che, però, non sempre coincide con un conseguente aumento del periodo di vita in autosufficienza. Il senior cohousing può rappresentare un’alternativa a queste prospettive in quanto sul piano individuale pone l’anziano nella condizione di aprirsi a nuove possibilità e rinnovare il suo impegno verso la comunità, sottraendosi ad ruolo passivo, spesso accompagnato da senso di sfiducia e di sconforto nell’affrontare i problemi quotidiani, che sperimenta in caso di solitudine o di ricovero in RSA. Sul piano della comunità invece viene così a rafforzarsi il mix-sociale e si favorisce unsistema di relazioni integrato che ne sostiene la coesione a lungo termine, permettendo inoltre la riduzione dei costi sociali, sanitari e abitativi. Numerosi sono quindi i vantaggi derivanti da un senior cohousing sia per l’anziano che viene posto effettivamente in una condizione di longevità attiva che per la comunità nel suo totale. Questa soluzione porta alla creazione di una vera e propria “filiera innovativa di sostegno alla persona”, che evita il ricorso a figure di assistenza privata; promuove l’autonomia dell’anziano, così da arginare in modo sostanziale il fenomeno dell’isolamento di questa fascia di popolazione; promuove l’invecchiamento attivo e ilbenessere psico-fisico dell’anzianoche, insieme alla sua partecipazione attiva alla comunità, riesce a modificare sostanzialmente la visione e la concezione attuale della vecchiaia.

Annamaria Bagaini