Rubrica a cura di Rossana Galdini
La città contemporanea appare oggi come un’entità dinamica, una città flusso che, sebbene conservi in molti aspetti la sua eredità storica, è attraversata dal cambiamento, dalla transitorietà, da processi di frammentazione delle sue forme e della sua stessa essenza.
In Europa e nel mondo la città si presenta come luogo di co-presenza di mille figure sociali, utilizzando la nota espressione di Maffesoli,di mille tribù metropolitane. L’eterogeneità costituisce un importante elemento, tuttavia si formano nuovi processi segregativi basati non più solo sulle classi sociali. Parallelamente, i cambiamenti generali che si registrano nella struttura dell’economia mondiale incidono profondamente sui modelli prestabiliti delle diverse classi sociali, soprattutto nelle economie avanzate. Sono questi alcuni dei motivi per cui riflettere sulla città e sulle sue prospettive è non solo importante ma anche urgente: come in tutti i periodi di mutazione profonda, il vecchio e il nuovo si mescolano e si confondono, nella realtà, e nel pensiero degli individui.
Le città hanno, da sempre, evidenziato il loro dinamismo, ciò che ora cambia è lo sguardo dell’osservatore e la prospettiva da cui si osserva la città. La modernità appare, a detta di molti studiosi, superata; la sociologia, l’economia, l’urbanistica, la scienza hanno visto entrare in crisi la possibilità di una città dai confini netti, dagli spazi ordinati per funzione, da un piano dagli esiti certi, senza possibilità di insuccessi. Tutto ciò ha messo in dubbio uno degli ideali del pensiero moderno: l’aspirazione ad una città perfetta, sintesi di equilibrio, efficienza, bellezza. E non solo. Nella post-modernità le tradizionali categorie spazio-temporali appaiono, infatti, incapaci di cogliere la complessità del reale; la centralità dell’azione; le nuove dinamiche relazionali modificano il processo di conoscenza. L’atteggiamento richiesto è quello di un’apertura al confronto; la possibilità di considerare altre categorie quali la flessibilità, la capacità adattiva, con un’enfasi sulla specificità come strumento di analisi indispensabile per osservare la città in un contesto sempre più globale e apparentemente omologato. Accostarsi alla città significa dunque oggi, tentare di comprendere la complessità mettendo in discussione le visioni e consolidate.
Oggi, la città contemporanea non può che essere considerata da una pluralità di prospettive, discipline e approcci diversi capaci di osservare le caratteristiche fisiche e di comprenderne le trasformazioni sociali, di cogliere gli elementi di continuità o di metterne insieme i frammenti, con l’obiettivo principale di esplorare nuove forme di conoscenza. Lungi dal rimanere pura riflessione teorica, la conoscenza impone, tuttavia, a coloro che si occupano di città, di partecipare ad un processo di cambiamento che si basi su un rapporto stretto con il reale, che riporti osservatori, studiosi e amministratori della città tra la gente, per le strade, con la gente. Ciò comporta un diverso approccio allo studio della città, l’assunzione di nuove responsabilità rispetto al proprio ruolo, una disposizione all’apprendimento e, non di rado, al cambiamento.
La città, non può essere pensata una volta per tutte e una volta per sempre.
Il sociologo, l’urbanista, il geografo, l’economista, gli amministratori sono chiamati a dare il loro contributo alla progettazione come processo di apprendimento collettivo, basato sull’interazione. L’esito auspicato è la realizzazione di una visione complessiva articolata che connetta l’idea di apprendimento a quello della creazione di un luogo di confronto, un’agorà, secondo la tradizione culturale greca in cui dar vita a spazi di socialità e libertà.
Il tema della città contemporanea riporta, dunque, l’attenzione sull’esigenza da parte delle scienze sociali e in particolare dellasociologia urbana di dare un loro contributo in termini di conoscenza e di azione. La sociologia urbana, almeno potenzialmente, come ambito della sociologia applicata, interagendo con altri settori, può dare il proprio contributo allo studio dei problemi urbani e territoriali, alla definizione di politiche, alla proposta di soluzioni riguardanti le dinamiche sociali, ambientalie culturali.
Proprio negli ultimi anni si registra, in misura crescente una domanda – largamente inevasa e senza adeguate risposte– di saperi e competenze utili alla produzione e alla gestione di una città migliore e più vivibile. Le competenze dei sociologi urbani sono oggi accolte e utilizzate con interesse,ma proprio in questa direzione, potrebbero essere promosse delle attività finalizzate alla formazione di nuove competenze disciplinari capaci di interagire e di condividere con altri ambiti, temi, problemi, suggerire metodi eproporre soluzioni. Il nostro auspicio è che attraverso il blog di Green Hub sia possibile promuovere occasioni di approfondimento, di scambio, di riflessione disciplinare, di confronto e di collaborazione.
Rossana Galdini
Dipartimento di Scienze Sociali ed Economiche
Facoltà di Scienze Politiche Sociologia e Comunicazione
Sapienza Università di Roma