Rubrica a cura di Elena Stoppioni
L’ISO (ente internazionale di creazione degli standard normativi) ha definito la sostenibilità come l’intersezione di tre aspetti imprescindibili: rispetto per l’ambiente, tutela della sfera sociale e giusto equilibrio economico. Non si può pertanto ridurre il concetto di sostenibilità alla sola sfera degli “ecologisti integralisti”: piuttosto, occorre iniziare a pensare a tale requisito come alla chiave di volta per iniziare a parlare di prodotto e processo edilizio così come se ne parla nell’industria manifatturiera.
Il fattore determinante per uscire dalla crisi congiunturale non arriverà, per le aziende italiane della filiera edile, stando “piegati” a cercare di far meglio quello che già si faceva… la soluzione del problema non è mai nella stessa scatola in cui il problema si è generato. La soluzione arriverà dalla collaborazione, da quelle aziende che, con l’audacia del realismo, oseranno provare a pensare “out of the box” e dunque lavorare assieme ad altre aziende.
La green economy e l’economia circolare sono una grande occasione per effettuare questa metamorfosi dell’approccio, in quanto innovazione ricombinante di tutti gli altri fattori innovativi, in quanto l’edificio non inizia più con il progetto e finisce con la consegna delle chiavi (secondo una logica esclusivamente commerciale) ma inizia ad essere considerato per quel che è, secondo una logica di prodotto, concepito da materiali che per la loro estrazione produzione hanno consumato energia e prodotto rifiuti, fino ad arrivare al momento della sua dismissione e del suo smaltimento, con tutto ciò che questo comporta come ricadute sociali economiche ed ambientali (ricordo che ad oggi la Svezia è l’unico illuminato paese in cui viene richiesto il piano di smaltimento dell’edificio all’atto di concessione del permesso di edificazione).