Rubrica a cura di Rossana Galdini

amsterdam

Amsterdam: ecoquartieri e smart city

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Ad Amsterdam, per esempio, quasi mille abitazioni sono state dotate di sofisticati rilevatori dei consumi in grado di consigliare gli abitanti su come gestire l’energia della casa ottenendo un risparmio medio del 14%. Dal 1990 ad oggi Stoccolma è riuscita a ridurre le emissioni di ossido di carbonio per abitante del 25% ; conta 760 chilometri di ciclabili e registra il dato del 78 per cento dei trasferimenti effettuati con i mezzi pubblici; il verde occupa il 55 per cento (l’Ecoparco cittadino occupa 26 chilometri quadrati di vera e propria foresta). Stoccolma è dunque un esempio di città smart, green con un livello di qualità della vita molto elevato.Proprio a Stoccolma, infatti è possibile osservare nel quartiere di Hammarby Sjostadun esempio di città futura,realizzato secondo le più avanzate pratiche di ecosostenibilità. Il caso di Hammarby testimonia come sia possibile trasformare una grigia area industriale in un verde quartiere residenziale, moderno e smart. Agli inizi del 1990 la zona   circondata da un lago è sede di alcune industrie manifatturiere di grandi dimensioni e più tardi di un tessuto diffuso di attività artigianali ospitate in capannoni di lamiera. Negli anni successivi  l’area viene  definita nel Piano Regolatore zona di recupero ed espansione residenziale, per far fronte al forte aumento demografico della capitale dovuto al saldo positivo delle natalità e a ingenti fenomeni di immigrazione sia d’ambito nazionale che dall’estero. Il progetto realizzato dal Comune di Stoccolma prevede una serie di interventi volti a ridurre al minimo l’impatto ambientale e all’utilizzo di energia da fonti rinnovabili. Inizialmente ideato come area per la costruzione di un villaggio eco-compatibile per le Olimpiadi del 2004, il  progetto di Hammarby viene riconvertito a uso abitativo quando Stoccolma non diventa sede olimpica. Oggi Hammarby Sjostad è un quartiere compatto che nel momento in cui tutti i lavori saranno terminati, conterà 11.000 alloggi per circa 25.000 abitanti e 10.000 addetti in attività produttive, realizzato con l’obiettivo di ridurre l’impatto ambientale al di sotto del 50% rispetto all’edilizia residenziale svedese degli anni ‟90[1]. Da baraccopoli caotica e inquinata si è trasformata agli inizi di questo secolo in una green city, con una rete efficiente di trasporti, carsharing e carpooling, piste ciclabili, un collegamento ferroviario leggero con il centro e ampi spazi verdi.

I vecchi siti industriali sono stati riconvertiti in aree residenziali immerse in parchi verdi, provvedendo così a non consumare ulteriormente il suolo. Anche le case sono tutte realizzate con materiali eco-friendly che le rendendo confortevoli e soprattutto salubri. Le abitazioni sono dotate di balconi e grandi e spazi di interconnessione che facilitano l’incontro e la cooperazione; il 50 per cento delle pareti sono realizzate in vetro per sfruttare meglio la luce del sole e risparmiare energia elettrica. Il resto del fabbisogno proviene invece da pannelli solari collocati sui tetti degli edifici, in grado di garantire oltre all’illuminazione delle aree comuni anche la produzione di acqua calda per uso domestico. In ogni appartamento è installato un sistema di tubature dalle quali transita, secondo le esigenze, acqua calda o fredda, per riscaldare o per raffreddare. Il circuito energetico rende unico questo distretto urbano: è stato previsto l’utilizzo di fonti rinnovabili e, il riutilizzo del calore disperso nelle abitazioni con dispositivi atti a ridurre i consumi. Anche per i rifiuti è stato realizzato un sistema di riciclo destinato a produrre energia pulita: infatti, tutti gli scarichi domestici vengono convogliati in enormi cisterne sotterranee dove sono trattati i liquami che formano biogas immediatamente riutilizzabili nelle cucine dei medesimi appartamenti. Continua…