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thomasmiorinIniziamo con una serie di brevi interviste ai protagonisti di REbuild 2015, conclusosi venerdì scorso.

Iniziamo con Thomas Miorin, Direttore di Habitec, società promotrice della kermesse giunta alla sua quarta edizione e che quest’anno ha consolidato i successi degli anni precedenti e registrato il tutto esaurito. L’alternarsi di testimonianze italiane ed internazionali e best practice di progetti realizzati in collaborazione tra pubblico e privato, ha reso indiscutibilmente l’edizione 2015 una buona base di partenza per riflessioni e strategie di azioni concrete.

 In Italia su cosa possiamo far leva per innescare il circuito virtuoso della riqualificazione?

Indubbiamente in Italia, rispetto ad altri paesi come l’Olanda, la Germania o l’Inghilterra, siamo più indietro. Le faccio un esempio: quando a Marzo ho invitato Ron van Erck – già consulente per il governo olandese sul piano energetico nazionale, ma soprattutto architetto e ideatore di uno dei casi più eclatanti di deep renovation – già riusciva a riqualificare un immobile in dieci giorni: oggi riescono a farlo in un solo giorno, questo ci da la misura di quale sia la velocità a cui viaggiano altri paesi.

Ci spiega meglio in cosa consiste il progetto Olandese?

Grazie alla piattaforma nazionale Platform 31 e all’iniziativa Energiesprong in particolare, in Olanda si sta “rivoluzionando” il processo di rinnovamento dell’edificio. Il programma, avviato tre anni fa, prevede la riqualificazione di 111 mila appartamenti che garantiscono interventi per l’azzeramento dei consumi per 30 anni.

Attraverso questo, il governo olandese è riuscito a riqualificare un ampio e diversificato patrimonio di housing sociale intervenendo su involucro e impianti, con cappotti ed infissi preassemblati. Agli inquilini è stato chiesto di lasciare casa solamente per 10 giorni (come le dicevo, ora, riescono molto più rapidamente): un periodo incomparabile con agli abituali tempi di ristrutturazione.

Quindi, secondo lei, cosa possiamo fare nel nostro paese concretamente?

Dobbiamo pensare che in generale, sino a poco tempo fa, la crescita del settore della Riqualificazione e delle case a impatto zero è stato molto lento, basti pensare che quando nel 1984 nasceva Mark Elliot Zuckerberg, il fondatore di Facebook e la Fiat uno era l’auto dell’anno, nello stesso anno veniva costruita la prima casa passiva che non aveva bisogno di impianto di riscaldamento o raffrescamento perché puntava tutto sull’esposizione al sole e il giusto isolamento. A seconda della stagione permette di trattenere più o meno il calore. La sede del Rocky Montain Institute, costruita dal guru dell’efficienza energetica Amory Lovins, a 2200 metri di altitudine riesce a coltivare un bananeto. Ecco ora vediamo nei primi due casi, Fiat e FB, quanti passi avanti siano stati fatti e quanti invece per le case a energia zero.

Indubbiamente sarebbe importante, anche con la commistione tra incentivi e finanza pubblica/privata, Riqualificare tutta l’edilizia residenziale pubblica, le case popolari per intenderci; già solo riqualificare quelle, comporterebbe un ottimo risparmio energetico, magari utilizzando anche batterie per lo stoccaggio di energia domestica, come ad esempio, quelle prodotte da Tesla, ma molto dipenderà dal modo in cui gli stati regoleranno la capacità dei residenti di acquistare e vendere elettricità.

Ilaria Rega